Olio Extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure

L’Olio Extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure rispecchia i colori, i sapori e le tradizioni della terra da cui nasce: la Liguria. Vanta una storia millenaria: furono infatti i monaci benedettini ad introdurre la qualità Taggiasca.

Arancia rossa di Sicilia IGP

L’Arancia rossa di Sicilia IGP è stata definita da autorevoli nutrizionisti e ricercatori in campo medico, farmaceutico e cosmetico, un vero e proprio “elisir di salute.

Riso Nano Vialone Veronese

E' stata dimostrata la storicità della coltivazione risalente al XVI secolo e la tradizione della coltivazione nell’area, specificamente riguardo la rotazione dei terreni (non più di sei anni a riso ed almeno 2 anni di altre colture)

Formaggio Piave DOP

Il formaggio PIAVE nasce in provincia di Belluno, la parte più settentrionale e montuosa del veneto attraversata in tutta la sua lunghezza dallo storico fiume da cui il più importante formaggio tipico bellunese porta il nome.

Alti Formaggi: Taleggio, Provolone, Valpadana

Alti Formaggi testimonia di un’arte che é divenuta uno stile di vita. Alti Formaggi racconta di quattro prodotti meravigliosi che hanno in comune la cultura ed il patrimonio di molte province del nord Italia. Ma soprattutto l’appartenenza ad un paesaggio amato e rispettato.

martedì 15 novembre 2011

Olio Extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure


L’Olio Extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure rispecchia i colori, i sapori e le tradizioni della terra da cui nasce: la Liguria. Vanta una storia millenaria: furono infatti i monaci benedettini ad introdurre la qualità Taggiasca e ad insegnare la tecnica dei terrazzamenti che oggi rendono inconfondibile il paesaggio ligure.

Questo Extra Vergine viene ricavato solo dalle migliori olive liguri e si presenta nelle sue tre diverse varianti geografiche: “Riviera dei Fiori”, per la provincia di Imperia, con oli morbidi e suadenti, ricavati quasi esclusivamente da olive Taggiasche; “Riviera del Ponente Savonese”, con oli dal delicato profumo fruttato, mandorlati e dal gusto vegetale, ottenuti prevalentemente da olive Taggiasche; “Riviera di Levante”, per le province di Genova e La Spezia, con oli da olive Lavagnina, Razzola, Rossese, Lantesca, Olivastrone, decisamente più fruttati e sapidi, con una leggera sensazione di piccante.

La qualità che accomuna queste tre DOP consiste nel fatto che sono oli morbidi e delicati che esaltano il gusto dei cibi che accompagnano, senza alterarne il sapore.

Con il marchio europeo DOP si intende che tutte le fasi di produzione, dalla raccolta alla produzione, fino all’imbottigliamento, avvengono in Liguria.

Il Consorzio per la Tutela dell’Olio extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure si occupa di controllare, assaggiare, certificare e garantire la qualità di questo olio che non può essere considerato come un semplice condimento, ma come un protagonista indiscusso della tavola.

Nome Organizzazione: Consorzio per la tutela dell’olio extravergine di oliva DOP Riviera Ligure
Prodotto Tipico promosso: Olio extravergine di oliva DOP Riviera Ligure
Il suo prodotto è: DOP
Indirizzo: c/o CCIAA – Via T. Schiva 29 – 18100 Imperia
Sito web: www.oliorivieraligure.it
Recapiti telefonici e fax: tel. 0183 767924 – fax. 0183 769039

sabato 12 novembre 2011

Cos'è la tipicità? La ricerca continua...

Grazie a tutti i consumatori che hanno compilato il questionario e ai consorzi di tutela che hanno sostenuto il nostro progetto raccontandoci cos'è per loro la tipicità.

La ricerca continua con un questionario rivolto direttamente ai produttori per comprendere il loro punto di vista in merito.

Ricordiamo a coloro, produttori o consumatori, che non abbiano ancora compilato il relativo questionario, che è possibile accedervi cliccando nei banner laterali.

sabato 8 ottobre 2011

Formaggio di Fossa di Sogliano DOP


Il processo produttivo del “Formaggio di Fossa di Sogliano”DOP, presenta caratteristiche del tutto uniche perché indissolubilmente correlate allo specifico ambiente geologico e climatico, nonché alla tradizione propriamente locale, leale e costante nel corso dei secoli, di cui sono abili detentori solo gli infossatori del luogo che si sono tramandati conoscenza e “sensibilità” di generazione in generazione.
L’area di produzione si sviluppa lungo il crinale pedecollinare e collinare della dorsale appenninica tra Romagna e Marche. La tradizione di infossare nacque durante il Medioevo, diventando ben presto parte integrante della civiltà contadina del territorio compreso tra le valli del Rubicone e del Marecchia, fino al fiume Esino, a cavallo della Romagna e delle Marche. L’uso di infossare era naturalmente legato alle necessità di conservazione del prodotto, nonché al desiderio di proteggerlo dalle razzie delle tribù ed eserciti che, nel corso dei secoli, cercarono di occupare il territorio. Le Fosse venivano scavate artificialmente nella roccia viva di arenaria e lasciate grezze. Tale operazione divenne poi così frequente da essere soggetta a precise norme legislative. Le prime documentazioni riguardanti le fosse e le tecniche di infossatura, risalgono al XIV secolo e appartengono agli archivi della famiglia Malatesta, proprietaria del territorio. A partire dal 1350 la Signoria dei Malatesta istituì la Compagnia dell’Abbondanza dentro la cinta muraria, nei castrum, e nelle tumbae, case coloniche sparse sul territorio. Le fosse erano usate per custodire, celare, preservare cereali, generi alimentari di varia natura e per stagionare il formaggio, in caso di assedio, epidemia, carestia e per sottrarlo alle durissime clausole dei contratti che regolavano le colonìe. Nel corso dei secoli l’usanza si è mantenuta costante e leale, secondo le regole stabilite dai codici malatestiani.
In base alla tradizione, le fosse scavate manualmente in roccia di arenaria, hanno un’ unica apertura di accesso superiore, di forma tronco-conica con una profondità ed una larghezza massima di circa tre metri. Le nostre 8 fosse sono state recuperate all’interno di due fabbricati del centro storico di Sogliano al Rubicone. Le pareti irregolarmente levigate, la presenza sul fondo di un pozzetto per la raccolta di grassi, l’arenaria con tracce di grassi assorbiti e affumicata dalle sanificazioni con fuoco e fumo sono i segni delle fosse storiche.

Il “Formaggio di Fossa di Sogliano”DOP si presenta con la parte esterna dal colore bianco avorio al giallo ambrato. Ha una forma irregolare, caratterizzata da arrotondamenti e depressioni. La superficie è umida e grassa, in alcuni casi può essere ricoperta di grasso condensato e muffe facilmente asportabili con una leggera raschiatura. La presenza di piccole screpolature ed eventuali macchie giallo ocra, più o meno intense, sulla superficie, rientra nelle caratteristiche del prodotto. La buccia è assente o appena accennata. La pasta interna è semi-dura, facilmente friabile, di colore bianco ambrato o leggermente paglierino. L'odore è caratteristico e persistente, a volte intenso, ricco di aromi che ricordano il sottobosco con sentori di muffa e di tartufo.
Il sapore varia in base alla composizione del formaggio stagionato, secondo le seguenti caratteristiche: il pecorino presenta un gusto aromatico e un sapore fragrante, intenso e gradevole, leggermente piccante, in modo più o meno accentuato; il vaccino è fine e delicato, moderatamente salato e leggermente acidulo, con una punta di amaro; il misto presenta un sapore gradevole ed equilibrato tra il saporito e l'amabile con sentori amarognoli.

Il “Formaggio di Fossa di Sogliano”DOP, non presentando netta distinzione tra pasta e crosta, viene consumato nella sua totalità senza togliere la parte esterna della crosta. 

Il formaggio per essere idoneo alla stagionatura in fossa deve avere almeno 60 giorni di stagionatura, essere pulito e privo di muffa, rinchiuso in sacchi di tela non colorata legati con spago naturale. Ogni sacco deve essere contraddistinto con il codice dell’infossatore e con il numero di identificazione del lotto (in passato sui sacchi veniva annotato il nome del proprietario e il peso espresso in libbre romagnole).
Prima di accogliere il formaggio le fosse vanno adeguatamente preparate secondo una rigorosa e affascinante metodologia con canne, paglia e legno. La fossa viene riempita accatastando i sacchi di formaggio fino all’imboccatura e la bocca viene coperta con teli non colorati e/o paglia, atti ad evitare la traspirazione. Infine, la fossa viene chiusa tramite un coperchio di legno sigillato con del gesso. La stagionatura, mediante un processo anaerobico dura circa tre mesi.
L’apertura della fossa inizia con lo scalpello e la mazzetta, la bocca viene liberata dalla copertura rimuovendo il coperchio di legno. Questo divino nuovo formaggio, il “Formaggio di Fossa di Sogliano” è pronto per essere consumato.


Nome Organizzazione:Tèra s.a.s.
Prodotto Tipico promosso:FORMAGGIO DI FOSSA DI SOGLIANO
Il suo prodotto è:DOP
Indirizzo:Via XX Settembre, 14,Sogliano al Rubicone, Forlì-Cesena
Sito web:www.ilformaggiodifossa.com
Recapiti telefonici e fax:Tel e fax 0541948601,cell.3287132121

venerdì 23 settembre 2011

Salame Cremona IGP


Il “Consorzio Salame Cremona” nasce nel 1995, su iniziativa di un gruppo di imprenditori che hanno inteso costituire un organismo in grado di identificare, salvaguardare e proporre al mercato un prodotto tipico dell'area lombarda.

Il Consorzio ha il patrocinio della Camera di Commercio, della Provincia di Cremona e del Comune di Cremona, per ribadire lo stretto, indissolubile ed ontologico legame del Consorzio con la terra di Cremona, oltre che, sussidiariamente, con la Lombardia e con l’intera Val Padana.

A dare ulteriore conferma dello stretto legame con il territorio all’interno del logo del Consorzio è stato ripreso uno dei simboli della nostra città: Il Torrazzo, che abbinato alla dicitura IGP fornisce ai consumatori un garanzia in più.

IL PRODOTTO
Il Salame Cremona IGP è frutto della lavorazione di carne suina selezionata, ottenuta da suini pesanti, aromatizzata con sale, aglio pestato e insaccata in budello naturale. Il salame risulta così aromatizzato, speziato e profumato al palato e di un colore rosso intenso che sfuma gradatamente nel bianco delle parti adipose. Il prodotto si presenta in forma cilindrica con leggeri tratti irregolari. Le fette risultano compatte ed omogenee. Il salame è stagionato in base alla pezzatura da un minimo di 5 settimane per la pezzatura più piccola a oltre 4 mesi per le pezzature grandi, conservando sempre morbidezza e pastosità. Il risultato finale è un prodotto eccellente in linea con la tradizione, ma in grado di soddisfare anche le esigenze della grande distribuzione moderna pre-affettato e confezionato in vaschette.

IL MARCHIO IGP
Il Salame Cremona ha ottenuto il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta il 23 novembre 2007 (Reg. CE n. 1362 del 23.11.2007, pubblicato sulla GUCE L. 305 del 23.11.2007). Il riconoscimento comunitario costituisce una valida garanzia per il consumatore che, acquistando prodotti IGP è consapevole di scegliere alimenti di qualità rispondenti a determinati requisiti e prodotti nel rispetto di precisi disciplinari. Il suddetto marchio tutela anche i produttori dal problema della contraffazione.

LA ZONA DI PRODUZIONE
La zona di produzione del Salame Cremona IGP comprende i territori delle seguenti regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte.

CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO E PECULIARITÀ DISTINTIVE

Il Salame Cremona IGP presenta le seguenti caratteristiche:

Fisico morfologiche
Peso a fine stagionatura non inferiore a 500 gr
Diametro al momento della preparazione non inferiore a 65 mm
Lunghezza al momento della preparazione non inferiore a 150 mm

Chimiche e Chimico-Fisiche
Proteine totali: min. 20.0%
Rapporto collagene / proteine: max 0.10
Rapporto acqua / proteine: max 2.00
Rapporto grasso / proteine: max 2.00
Ph: maggiore o uguale a 5.20 

Organolettiche
Aspetto esterno: forma cilindrica a tratti irregolare
Consistenza: il prodotto deve essere compatto e di consistenza morbida
Aspetto al taglio: la fetta si presenta compatta ed omogenea, caratterizzandosi per la tipica coesione delle frazioni muscolari e adipose, tale da non consentire una netta evidenziazione dei contorni (aspetto “smelmato”). Non sono presenti frazioni aponeurotiche evidenti
Colore: rosso intenso
Odore: profumo tipico e speziato

CARATTERISTICHE DEL DISCIPLINARE DI PRODUZIONE
L’indicazione geografica protetta del Salame Cremona è riservata a quel prodotto che rispetta tutti i requisiti previsti dal disciplinare di produzione approvato definitivamente dall’UE il 23/11/2007. Il Salame Cremona deriva da materia prima appartenente a suini relativi al circuito del Gran Suino Padano DOP con caratteristiche ben definite (peso, età, alimentazione, tecniche di allevamento).
La carne suina da destinare all’impasto è quella ottenuta dalla muscolatura appartenente alla carcassa e dalle frazioni muscolari striate e adipose. A tale impasto verranno aggiunti: sale, spezie, pepe in grani o pezzi grossolani, aglio pestato e spalmato nell’impasto.
Possono essere impiegati anche: vino bianco o rosso fermo, zucchero e/o destrosio e/o fruttosio e/o lattosio, colture di avviamento alla fermentazione, nitrato di sodio e/o potassio, nitrito di sodio e/o potassio, acido ascorbico e suo sale sodico. Non possono essere impiegate corni separate meccanicamente. L’insacco in budello naturale di suino, bovino, equino o di ovino conclude la preparazione.

Nome Organizzazione:Consorzio di Tutela Salame Cremona IGP
Prodotto Tipico promosso:Salame Cremona IGP
Il suo prodotto è:IGP
Indirizzo:Via Lanaioli, 1 – 26100 Cremona
Sito web:www.salamecremona.it
Recapiti telefonici e fax:+39 0372 803791

Strada del Vino dei Colli di Candia e di Lunigiana


La Strada del Vino dei Colli di Candia e di Lunigiana è un'associazione nata con lo scopo di valorizzare e tutelare la produzione vitivinicola, e in seguito enogastronomica, dei Comuni della Provincia di Massa Carrara e di promuovere la storia che ha dato i natali ai suoi vini e alla sua cucina, ponendosi come punto di riferimento non soltanto verso i propri associati ma altresì verso tutti gli operatori del settore turistico-enogastronomico e tutti gli coloro che desiderino scoprire un territorio la cui cucina tipica e i prodotti in essa impiegati sono parte integrante della sua storia.
La Strada del Vino dei Colli di Candia e Lunigiana è operativa 365 giorni l'anno attraverso svariate tipologie di iniziative e attività, dalla partecipazione diretta a fiere e workshop turistici ed enogastronomici all'organizzazione di manifestazioni sul territorio e all'estero, spesso in collaborazione con altri enti e associazioni di promozione turistica.

L'associazione raggruppa oggi circa centocinquanta soci divisi tra: aziende vitivinicole, aziende agricole, agriturismi, alberghi, ristoranti, B&B, enoteche, imprese artigiane, istituti termali, consorzi turistici e perfino una scuola professionale. A questi si devono aggiungere: Provincia di Massa Carrara, Comunità Montana della Lunigiana, 9 Comuni (Pontremoli, Aulla, Fivizzano, Bagnone, Villafranca, Fosdinovo, Carrara, Massa e Montignoso), Camera di Commercio di Massa Carrara, Federazione Provinciale di Coltivatori Diretti, Confederazione Italiana Agricoltori e Unione Provinciale Agricoltori.

Nella sua complessa eterogeneità, la Strada del Vino dei Colli di Candia e di Lunigiana propone un ampio ventaglio di itinerari possibili attraverso le aziende vitivinicole, agrituristiche e ricettive associate, che fungono da punto di ristoro per il turista che si trovi a visitare la costa apuana o le Alpi Apuane alla scoperta della storia dei suoi marmi o dei maestosi Castelli della Lunigiana.

I prodotti “capofila” tutelati e valorizzati dalla nostra associazione sono, naturalmente, i vini. Alta è, infatti, la vocazione vitivinicola della Provincia, con il prezioso apporto della verde e rigogliosa Lunigiana. Nei Comuni di Carrara, Massa e Montignoso sono prodotti i vini della D.O.C. del Candia dei Colli Apuani; nella media e alta Val di Magra i vini hanno ottenuto il riconoscimento I.G.T, mentre tutto il territorio provinciale rientra nell’area I.G.T. Toscana. Da non dimenticare la produzione D.O.C. dei Colli di Luni, che alle produzioni delle colline liguri del sarzanese aggrega i vigneti di Fosdinovo, Aulla e Podenzana. Elemento chiave che suggella l’unicità dei nostri vini è la coltivazione della vite a terrazzo, caratteristica peculiare del paesaggio delle colline del Candia e della Lunigiana. Nel nostro territorio, infatti, i vitigni nascono e vengono coltivati su terrazze con forti pendenze; aspetto non trascurabile visti la grande fatica e il sacrificio che ciò comporta per i viticoltori, costretti a effettuare una viticoltura completamente manuale, ma che proprio per l’elevata difficoltà rende ancora più fieri dei risultati ottenuti (si parla non a caso di “viticoltura eroica”).

Com’è facile evincere, l’itinerario turistico-enologico di questa strada del vino attraversa una vasta gamma di paesaggi con scenari che si affacciano sul mare, guardano alle vette di marmo della Apuane fino a stemperare in dolci colline. Risalendo dalle colline del Candia verso Fosdinovo, nella verde Lunigiana, per scendere poi a Ceserano, San Terenzo Monti; Fivizzano, Aulla e risalire su, verso Pontremoli, non si può non notare (oltre ai numerosi borghi medievali e castelli che testimoniano i tanti, piccoli feudi malaspiniani in cui si frammentò la Val di Magra) la particolare ricchezza di vegetazione di ciascun versante: se, infatti, i coltivi cedono talvolta il passo ai vigneti, altre volte sono i vigneti a lambire antichi castagneti. Perfino le condizioni climatiche variano frequentemente, passando da un crinale all’altro, tanto che si può parlare di una terra con vari microclimi. E’ proprio per questo, probabilmente, che il territorio riserva una sorprendente varietà di vitigni, di cui alcuni autoctoni ed altri importati, ma felicmente adattatisi alle caratteristiche del luogo. Pollera, albarola, lanaiolo, sangiovese, ciliegiolo, fermentino, malvasia, durella, merlot, sono i vitigni più diffusi.

In aggiunta al patrimonio vinicolo, la ricchezza varietà del territorio si riflette anche nella diversità delle antiche tradizioni culinarie che si sono mantenute vive fino ad oggi, e che, sia pur in un’epoca dominata dalla globalizzazione e dall’abuso di cibi industriali, continuano ad avvalersi dei prodotti più sani e genuini. Dalla Lunigiana, terra che è sinonimo di natura incontaminata, giungono infatti prodotti la cui caratteristica principale sono il legame con la tradizione contadina, il duro lavoro dei campi e la benevolenza dei boschi. I funghi, le castagne, le erbe naturali ne sono solo un esempio. I porcini "boletus", presenti nelle alte valli del Magra, vengono serviti dai ristoranti locali fritti, ripieni, oppure usati per sughi o sott'olio; dalle castagne si estrae la farina, più economica della farina di frumento, e quindi più usata anticamente per piatti (ancora attualissimi) come le lasagne bastarde, la pattona, gli gnocchi mesci; le erbe per la preparazione delle squisite torta d'erbi, sottile sfoglia di pasta che racchiude un morbido impasto di erbi locali.

Il filo conduttore della semplicità che diventa arte si dimostra con i testaroli, pasta azzima preparata con acqua, sale e farina di frumento, ottima bollita e consumata con pesto gentile o seplice olio extra-vergine d’oliva e parmigiano grattugiato; i panigacci di Podenzana e le focaccette di Aulla. Dall'allevamento invece, si producono sapientemente gustosi salumi come spalla cotta, filetto, salame, e sapidi formaggi di pecora e di capra, le caciotte della Lunigiana, senza dimenticare l'agnello di zeri. Nella Lunigiana orientale poi, si distinguono soprattutto i pani, la Marocca di Casola (è Presidio Slow Food, è a base di farina di castagne e ottima da consumarsi con formaggi e salumi o con miele e sfiziose confetture di frutta), il pane di Po, Agnino, Signano, Vinca e Regnano, fatti con l’acqua pura delle montagne e ancora oggi cotti nel forno a legna, che creano un vero e proprio itinerario del gusto. La terra completa la sua opera con il fagiolo di Bigliolo, la cipolla di treschietto, le varietà delle mele rotella, l'olio e il miele D.O.P di acacia e di castagno.

Sul fronte massese e carrarese troviamo poi squisite varietà di formaggi tipici, dal caprino al pecorino delle Apuane fino alla ricotta massese, ricavata da un processo di lavorazione tradizionale che va dalla bollitura del siero di latte rimanente dopo la separazione della cagliata, alla sgocciolatura e al confezionamento con foglie di faggio.

Fra i salumi apuani: il biroldo, la fasciata o pancetta arrotolata, la mocetta carrarina, la mortadella delle Apuane, la pancetta apuana, la salsiccia di Montignoso e il prelibato lardo di Colonnata I.G.P., frutto di antica tradizione e secolare esperienza, considerato fino ad epoca recente il “companatico” povero dei cavatori e oggi ricercata prelibatezza sulle tavole internazionali più raffinate. Lo si può consumare tagliato fine con crostini di pane caldo o anche come base di cottura per insaporire pesce o carne.

Nell’ambito dei pani l’area apuana annovera diverse specialità, fra cui: la focaccia di nonno Pilade di Fossola , le “manine” di Carrara, la Marocca di Carrara (prodotto con farina di mais, farina di frumento, uva passa, pinoli, anice, zucchero, olio e lievito di birra) , il pane alle erbe, il pane marocco di Montignoso (a base di olive, spezie e farina di mais) e la farina di castagne di Antona.

Anche la tradizione dolciaria locale è ricca di prelibatezze: il ciorchiello (gustosa ciambella preparata all’antica maniera con farina, lievito di birra, uova, zucchero, burro, uva sultanina, semi di anice, pinoli e sale – tipica delle frazione montana di Casette), l’energetica Torta Cybea (a base di castagne, marroni glassati, miele, zucchero, scorza di arancia candita, uva passa, farina di frumento, sale e spezie) e la sfiziosa torta di riso, dolce al cucchiaio dalla consistenza vellutata preparato con uova, riso, latte e liquore.

I ristoranti della costa offrono, infine, un vasta scelta di piatti di mare a base di pesce fresco, mentre quelli dell’entroterra propongono i piatti tipici della tradizione come i sopracitati testaroli della Lunigiana, le torte d’erbi, i taglierini nei fagioli, il baccalà marinato e la torta di riso dolce, il tutto accompagnato dai pregiati vini della zona che esprimono ed esaltano tutta la ricchezza del territorio.



Nome Organizzazione:


Associazione Strada del Vino dei Colli di Candia e di Lunigiana
Prodotto Tipico promosso: Vini: Candia dei Colli Apuani D.O.C., Colli di Luni D.O.C., I.G.T. Val di Magra e I.G.T .Toscana. Lardo di Colonnata .IG.P, Marocca di Casola, Miele D.O.P. della Lunigiana, pane marocco, pane di Agnino, pane di Po, pane di Vinca, pane di Regnano; varietà di salumi, formaggi caprini e di pecora, testaroli, panigacci, dolci, elisir di china, cioccolato….
Il suo prodotto è:DOP, IGP, DOC, IGT
Indirizzo:Sede legale dell’associazione c/o Provincia di Massa-Carrara (MS), Settore Agricoltura e Foreste
Sito web:www.stradadelvinoms.it
Recapiti telefonici e fax:Tel: 338.8853067; fax: 0585. 869016


martedì 20 settembre 2011

Arancia rossa di Sicilia IGP


L’Arancia rossa di Sicilia IGP è stata definita da autorevoli nutrizionisti e ricercatori in campo medico, farmaceutico e cosmetico, un vero e proprio “elisir di salute. L’IGP è un marchio di qualità che viene attribuito a prodotti la cui origine avviene in un’area geografica determinata e per la produzione dei quali bisogna attenersi alle rigide regole del disciplinare di produzione, il cui rispetto è garantito da un organismo di controllo.
Ciò che differenzia l'arancia rossa di Sicilia IGP da quelle coltivate altrove, è l'influenza del fattore climatico e delle forti escursioni termiche che interessano la sua zona di produzione, ovvero il territorio prospiciente il vulcano Etna (province di Catania, Siracusa e in parte Enna) nel periodo della sua maturazione, tra ottobre e dicembre. Queste varietà di arance, infatti, coltivate in ambiente non idoneo, sviluppano poco colore o addirittura non ne sviluppano affatto.
Il periodo di raccolta dell’Arancia Rossa di Sicilia va dai primi di dicembre a metà maggio. E’ possibile distinguere 3 varietà di Arancia Rossa: Moro, Tarocco e Sanguinello, caratterizzate dal cosiddetto “collare” o muso più o meno prominente, dal colore arancio con sfumature rosse della buccia , dalla pigmentazione sanguigna brillante della polpa succosa e dalle sue eccellenti proprietà sensoriali quali l’aroma intenso e delicato e il gusto dolce acidulo.
Negli ultimi 20 anni, importanti pubblicazioni scientifiche, nazionali e internazionali, hanno attestato proprietà uniche, e in molti casi esclusive, dell’Arancia Rossa di Sicilia rispetto alle altre arance più diffuse nel mercato e che la rendono uno dei maggiori alleati nella prevenzione di diverse patologie che affliggono l’uomo moderno, derivanti da stili di vita non salutari, da eccessiva attività sportiva o da esposizione ad inquinanti per cause professionali.
In primo luogo, è l’unica a contenere in un solo frutto il doppio del fabbisogno giornaliero di vitamina C, vitamina riconosciuta da secoli come fondamentale per la prevenzione e la cura di innumerevoli patologie e fonte irrinunciabile di energia. La vitamina C favorisce lo sviluppo delle ossa, diminuisce il rischio di gotta, rafforza le difese del sistema immunitario aiutando a combattere le forme influenzali, protegge il sistema cardiovascolare e previene la gastrite e l’ulcera. In più allunga la vita! Una ricerca svolta dall’Università della California ha dimostrato infatti che consumare quotidianamente elevate dosi di vitamina C può prolungare significativamente l'aspettativa di vita e l’arancia rossa ne contiene il 40% in più rispetto agli altri agrumi. Inoltre, proprio per le particolari condizioni ambientali in cui maturano, solo le arance pigmentate contengono gli antociani, pigmenti naturali dall’elevato potere antiossidante, del tutto assenti nelle bionde e che conferiscono alla polpa il tipico ed invitante colore rosso. Ma fanno molto di più: combattono i radicali liberi responsabili dell'accelerazione dei processi di invecchiamento, proteggono i capillari sanguigni e la mucosa gastrica e, insieme alla vitamina C, hanno dimostrato un effetto protettivo nella prevenzione di alcuni tipi di tumore.
Le arance rosse non sono solo un valido aiuto per la salute, sono anche l’ideale per chi vuole stare in forma senza sottoporsi a troppi sacrifici, grazie alla buona dose di fibre che contengono e soprattutto alle sue efficacissime proprietà anti-obesità. Ebbene sì, l’arancia rossa, oltre a fare bene, fa anche dimagrire!
E’ stato infatti scoperto che le arance rosse, per l’azione sinergica delle sue molteplici componenti, inibiscono l’aumento di peso corporeo e l’accumulo di grasso.
La rivoluzionaria scoperta è avvenuta presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, grazie ad uno studio effettuato dal pool coordinato dal Dr. Marco Giorgio di cui hanno fatto parte il dott. Paolo Rapisarda del Centro di Ricerca per l’Agrumicoltura di Acireale (Cra) e la dott.ssa Lucilla Titta dell’ Istituto Europeo di Oncologia (Ieo). Lo studio, pubblicato nel dicembre 2009 nell’importante rivista scientifica internazionale “Journal of Obesity” , ha sperimentato l’effetto del consumo del succo di arancia rossa sull’obesità. In particolare, ha preso in esame la varietà Moro di arancia rossa, caratterizzata da un alto contenuto in antocianine, per testare la sua specifica attività inibitoria dell’accumulo di trigliceridi nelle cellule adipose. I risultati rivelano che somministrando il succo a ratti ipernutriti questi sperimentano una significativa riduzione del peso e della produzione di trigliceridi.


Nome Organizzazione: CONSORZIO DI TUTELA ARANCIA ROSSA DI SICILIA IGP
Prodotto Tipico promosso: ARANCIA ROSSA DI SICILIA
Il suo prodotto è: IGP
Indirizzo: VIA S. G. la Rena 30 b
Sito web: www.tutelaaranciarossa.it
Recapiti telefonici e fax: 0957232990 – 3488520467


Aceto Balsamico di Modena IGP

Aceto Balsamico è da sempre sinonimo di cultura e storia di Modena.
Una esistenza legata alle particolari caratteristiche pedoclimatiche del territorio, ai saperi, alle conoscenze e alle competenze del fattore umano che hanno dato vita a un prodotto esclusivo. Le origini di questo prodotto così particolare vanno ricercate nelle tradizioni degli antichi Romani, anche se il termine “Balsamico” ha una etimologia “relativamente giovane” riconducibile a registri degli inventari ducali della Reggia Estense nel 1747, dove si parlava di un utilizzo terapeutico di questo prodotto.
I primi cenni di esistenza di un aceto ottenuto dal mosto (anziché dal vino) si riscontrano quindi in epoca romana (intorno all’anno zero) con gli autori Virgilio e Columella, il primo dei quali constatò l’attitudine del mosto concentrato (detto sapum) ad acetificare (‘solet acescere’) nell’area di sua provenienza, vale a dire le zone padane corrispondenti pressoché alle odierne province di Mantova, Modena e Reggio Emilia; e il secondo ne registrò le possibilità di utilizzo come condimento alimentare.
Nel Medioevo se ne trovano ulteriori tracce storiche, e in particolare in relazione alla storia raccontata dal frate Donizone nel suo ‘Vita Mathildis’, ove narra della trasferta in Italia di Enrico III nel 1046, con l’aneddoto della richiesta di ‘aceto che Voi fate specialissimo’ fatta dall’imperatore al reggente di Canossa, Bonifacio. Ma la storia recente dell'Aceto Balsamico di Modena inizia nel 1839 quando lo studioso Giorgio Gallesio in visita dal Conte Salimbeni di Nonantola rimase colpito dall'acetaia del nobile amico e qui si mise a studiarne per giorni le tecniche di produzione; i suoi appunti manoscritti costituiscono il più antico “disciplinare di produzione” dell’Aceto a Modena. Il debutto “in società” dell'Aceto Balsamico avviene a fine '800, quando fa la sua prima apparizione nelle più importanti manifestazioni espositive andando a suscitare l'interesse e la curiosità di un pubblico sempre più vasto sia a livello nazionale che internazionale.
Al fine di proteggere il prodotto, che nel frattempo si è affermato su scala mondiale, e di promuoverne lo sviluppo, nel 1993 nasce il Consorzio Aceto Balsamico di Modena su iniziativa di una decina di aziende produttrici del tipico aceto modenese. Da allora, il Consorzio ha saputo distinguersi come il principale attore nella tutela della denominazione, aggregando così numerose altre aziende del settore. Nel 1994 ha presentato la domanda di registrazione della denominazione ‘Aceto Balsamico di Modena’ come Indicazione Geografica Protetta (IGP), una procedura conclusasi solo nel luglio 2009.

Nome Organizzazione:Consorzio Aceto Balsamico di Modena
Prodotto Tipico promosso:Aceto Balsamico di Modena
Il suo prodotto è:IGP
Indirizzo:Viale Virgilio, 55 – 41123 Modena MO
Sito web:www.consorziobalsamico.it
Recapiti telefonici e fax:Tel. 059 208621 – Fax 059 208623

giovedì 8 settembre 2011

Alti Formaggi: Taleggio – Provolone Valpadana – Salva Cremasco – Quartirolo Lombardo



Cos é Alti Formaggi
Il progetto Alti Formaggi è nato nel 2009 da quattro Consorzi di formaggi: Provolone Valpadana, Taleggio, Quartirolo Lombardo, Salva Cremasco. Una strategia comune per il lancio di un marchio che é il primo esempio di sinergia tra Consorzi di Tutela in Italia. Un modo per fare sistema e divulgare meglio sapere e informazioni su questi prodotti di qualità.

Alti Formaggi si esprime soprattutto in rete grazie al portale www.altiformaggi.com, punto di riferimento principale del progetto: uno spazio comune di informazione, valorizzazione e promozioni comuni per consumatori ed appassionati.

Nel 2011 Alti Formaggi diventa Associazione. I quattro Consorzi di Tutela hanno anche voluto dare un assetto legale definitivo al progetto. L'obiettivo è quello di interagire in modo sempre più attivo con i consumatori, non solo attraverso la rete ma anche grazie a presenze attive ed iniziative specifiche, formazione ed informazione nel mondo della scuola, promozione e valorizzazione tanto dei prodotti associati come delle Dop e Igp.
Alti Formaggi desidera diventare un punto di riferimento su un vasto perimetro, ovvero tutto quello che puó favorire comprensione e consumo di questi favolosi prodotti agroalimentari.

L’Associazione Alti Formaggi
Alti Formaggi è una Associazione senza scopo di lucro alla quale aderiscono al momento i Consorzi di Tutela Provolone Valpadana, Quartirolo Lombardo, Salva Cremasco e Taleggio. L'Associazione ha come finalità la promozione e la realizzazione di attività idonee allo sviluppo di informazioni ed educazione alimentare dei prodotti associati, cos’ come alla promozione e valorizzazione dei medesimi e, più in generale, delle Dop e delle Igp. In particolare, l'Associazione

Alti Formaggi promuove:
  • azioni di promozione e valorizzazione 
  • azioni divulgative, informative e formative sui significati, valenze e realtà delle produzioni dei propri associati in Italia e all'estero 
  • azioni di ricerca 
  • azioni di valorizzazione e promozione del turismo attraverso le produzioni agricole e attività agroalimentari 
  • azioni di promozione del turismo gastronomico e tutte le attività ad esso legate 
  • azioni di consulenza a favore degli associati 
Le attività promosse e sviluppate da Alti Formaggi non sostituiscono ma integrano le iniziative di ogni associato.

La Tipicitá secondo Alti Formaggi
Alti Formaggi é un portale grazie al quale i Consorzi invitano a fare conoscenza con il ricco patrimonio produttivo, geografico, culturale del loro territorio d’origine. Ció che contraddistingue le produzioni tipiche e tradizionali di Alti Formaggi é che sono parte integrante di una cornice di attrattive paesaggistiche, storiche ed artistiche senza eguali.

Il latte racchiude la veritá della terra poiché ne contiene le ricchezze, le caratteristiche ed i gusti. Valori assoluti dell’identitá di Alti Formaggi.
Produzioni di altissima qualitá, espressione di tecniche antiche, tramandate di generazione in generazione. Alti Formaggi testimonia di un’arte che é divenuta uno stile di vita.
Alti Formaggi racconta di quattro prodotti meravigliosi che hanno in comune la cultura ed il patrimonio di molte province del nord Italia. Ma soprattutto l’appartenenza ad un paesaggio amato e rispettato.
Navigare nel portale, approfondire la conoscenza dei formaggi, tenersi aggiornati sulle notizie, gli eventi, formare parte della quotidianitá del blog promette essere un’appassionante caccia al tesoro dei piaceri del palato, ma anche una forma di crescita personale legata ai valori del territorio.
Alti Formaggi: un’originale unitá estetica, formativa e culturale; un’esperienza ricca di suggestioni nella quale il gusto si trasforma nella guida di un viaggio che permette di scoprire e riscoprire, vivere i colori delle stagioni, sentire i profumi, ascoltare la gente, assaporare la vita.


Nome Organizzazione: ASSOCIAZIONE ALTI FORMAGGI
Prodotto Tipico promosso: Taleggio – Provolone Valpadana – Salva Cremasco – Quartirolo Lombardo
Il suo prodotto è: Taleggio DOP – Provolone Valpadana DOP – Salva Cremasco (in attesa di riconoscimento DOP) – Quartirolo Lombardo DOP
Indirizzo: Via Roggia Vignola, 9 - 24047 Treviglio (BG)
Sito web: www.altiformaggi.com
Recapiti telefonici e fax: Tel. 0363-1806067


Asparago di Badoere

Storia dell'asparago
L’asparago fu coltivato e utilizzato nel Mediterraneo dagli egizi e in Asia Minore 2000 anni fa, così come in Spagna. I Romani già dal 200 a.C. avevano dei manuali in cui minuziosamente se ne espone la coltivazione. L'asparago fu appunto citato da Teofrasto, Catone, Plinio e Apicio; in particolare questi ultimi due ne descrissero accuratamente non solo il metodo di coltivazione, ma anche quello di preparazione.
Agli imperatori romani gli asparagi piacevano così tanto, che, ad esempio, sembra che avessero costruito delle navi apposite per andarli a raccogliere, navi che avevano come denominazione proprio quella dell'asparago ("asparagus").Dal XV secolo è iniziata la coltivazione in Francia, per poi, nel XVI secolo giungere all'apice della popolarità anche in Inghilterra ; solo successivamente fu introdotto in Nord America. I nativi americani essiccavano gli asparagi per successivi usi officinali. Il termine asparago deriva dal latino asparagus, che significa germoglio.
I Romani diedero questo nome alla pianta dell’asparago per due motivi: in primo luogo perché la parte commestibile è soltanto quella apicale del germoglio, secondo perché si riteneva che l’asparago possedesse delle benefiche proprietà curative in grado di rigenerare il corpo umano e ridargli nuova linfa.
In Veneto l’origine sembra risalire alla conquista da parte dei Romani delle terre venete arrivando ai giorni nostri grazie alle amorevoli tradizioni perpetuate nei monasteri.
La coltivazione specializzata della pianta, comunque, è però piuttosto recente, essendosi sviluppata dopo l'ultimo conflitto mondiale in concomitanza con la trasformazione delle mezzadrie e con l'abbandono degli allevamenti del baco da seta che ha reso disponibile, nella stagione primaverile (periodo nel quale, precedentemente, l'allevamento del baco richiedeva un impegno notevole), una manodopera che diversamente non avrebbe trovato impiego.
Dal punto di vista documentale sono innumerevoli le fonti che annoverano l'"Asparago di Badoere" come una delle produzioni locali più pregiate del Veneto.
Vale la pena altresì ricordare, inoltre, che l'importanza di Badoere nella produzione degli asparagi, a livello provinciale, spinse l'amministrazione comunale di Morgano, ad organizzare fin dal 1968 la "Prima Mostra Provinciale dell'Asparago", tradizione che si tramanda ancor oggi il I° maggio di ogni anno. Un'attività che è fortemente radicata nella cultura degli abitanti del territorio interessato a questa produzione, dove le tecniche di coltivazione sono state tramandate di generazione in generazione.
La particolare combinazione dei fattori produttivi, quali la manualità e l'artigianalità, unitamente ai fattori pedoclimatici dell'area delimitata, consente a questo tipo di produzione di differenziarsi con decisione da tutto il comparto di riferimento. La grande diffusione e notorietà del prodotto, raggiunte grazie alla realizzazione di diverse iniziative promozionali, dimostrano la grande reputazione dell'''Asparago di Badoere".

Il Consorzio di Tutela
Il Consorzio dell’Asparago di Badoere si e’ costituito nel 2002, attualmente riunisce 35 associati tra imprenditori agricoli, cooperative e alcuni Comuni dell’area protetta. Tra gli scopi statutari vi sono: l’ottenimento della certificazione europea di indicazione geografica protetta per l’Asparago di Badoere, la tutela e vigilanza sulla sua produzione e commercio, la salvaguardia della tipicita’, il miglioramento
qualitativo della produzione, la promozione e valorizzazione nel mercato

Gastronomia
Il delicato e fine sapore dei candidi turioni di asparago rappresenta un’irresistibile ghiottoneria.
Gli asparagi vanno cucinati freschi per assaporarne pienamente il valore gastronomico e la delicata fraganza.Per una corretta conservazione è consigliabile avvolgerli in un panno umido e deporli in frigorifero nel reparto verdura; si conservano per qualche giorno.

Nome Organizzazione: Consorzio dell’Asparago di Badoere
Prodotto Tipico promosso: Asparago di Badoere I.g.p. 
Il suo prodotto è: IGP
Indirizzo: 31050 Badoere di Morgano(TV) piazza Indipendenza 2
Sito web: www.asparagodibadoere.it
Recapiti telefonici e fax: 3472206614 referente dott. Riccardo Rando





lunedì 5 settembre 2011

Il Pecorino di Filiano


Il Pecorino di Filiano DOP è un formaggio a pasta dura semicotta, prodotto con latte di pecora intero e crudo. Il suo peso varia da 2,5 a 5 Kg, ha una forma cilindrica a facce piane, con un diametro da 15 a 30 cm, con uno scalzo leggermente convesso e con al­tezza variabile che può raggiungere i 18 cm. Il colore della crosta dal giallo dorato tende al bruno scuro. La pasta è compatta e presenta delle piccole occhia­ture, il suo colore va dal bianco al giallo paglierino. Il sapore è dolce e delicato e diventa sempre più pic­cante con l’invecchiamento. La zona di produzione del Pecorino di Filiano DOP comprende 30 comuni in provincia di Potenza, nella regione Basilicata.

La Denominazione di Origine Protetta Pecorino di Filiano è riservata al formaggio a pasta dura prodot­to con latte di pecore di razza Gentile di Puglia e di Lucania, Leccese, Comisana, Sarda e loro incroci, che presenta le seguenti caratteristiche:
  • forma cilindrica a facce piane; 
  • diametro che può essere da 15 a 30 cm; 
  • scalzo diritto o leggermente convesso con un’altez­za variabile da 8 a 18 cm; 
  • peso compreso da 2,5 a 5 kg, in relazione alle di­mensioni della forma; 
  • il grasso sulla sostanza secca non deve essere infe­riore al 30%; 
  • colore della pasta variante dal bianco, nei pecorini giovani, al paglierino in quelli più stagionati; 
  • crosta che tende dal giallo dorato, nelle forme più giovani, al bruno scuro nelle forme più stagionate. La crosta viene trattata superficialmente con olio extravergine di oliva prodotto in Basilicata e aceto di vino, tramite uno sfregamento superficiale effet­tuato a mano; 
  • consistenza compatta con la presenza di minute occhiature distribuite in maniera non omogenea; 
  • sapore che in principio è dolce e delicato, diviene leggermente piccante quando il formaggio ha rag­giunto il periodo minimo di stagionatura, diventan­do più accentuato con l’avanzare dell’invecchiamen­to 
Le origini del Pecorino di Filiano risalgono al V e VI millennio, quando nascono i primi insediamenti agricoli e i primi allevamenti di bestiame, anche se la civiltà pastorale raggiunse una certa uniformità con l’avvento della cultura appenninica nell’età del bronzo: essa disponeva di recipienti ed attrezzi sem­plici come bollitori e ciotole. La conquista romana, avvenuta successivamente, portò alla ristruttura­zione del territorio privilegiando alcuni assi della viabilità pastorale. La Valle di Vitalba, in età Sveva ed Angioina assunse un ruolo importante nell’eco­nomia produttiva del Regno di Napoli, i prodotti caseari iniziarono a diventare importanti oltre che nei mercati locali anche verso la capitale. I primi te­sti che narrano della presenza sulla zona di produ­zione del Pecorino di Filiano si hanno già dal 1600. Furono i Doria ad organizzare, in questo periodo, le prime strutture produttive dello stato feudale con criteri imprenditoriali, facendo insediare sul territo­rio di Melfi masserie specializzate per l’allevamento di maiali, bufale, pecore e vacche. In questo perio­do, il patrimonio zootecnico, in particolare quello ovino, raggiunse il suo maggior numero di capi, che venivano prima iscritti nei registri delle aziende e poi conservati nell’archivio di Stato di Potenza. Ol­tre all’allevamento si svilupparono stabilimenti per la trasformazione del latte e della lana. Del resto il toponimo “Filiano” deriverebbe dall’abbondanza di lana filata dalle donne a testimonianza della presen­za di tanti allevamenti di pecore.

L’intera economia della zona, anche attraverso gli stabilimenti per la trasformazione del latte e della lana, è orientata da tali attività produttive. L’alle­vamento su grande scala, nato nell’età feudale dei Doria, impiantato nei mesi invernali sulle masserie della piana dell’Ofanto, in estate si trasferisce sulle alture della Valle di Vitalba, mentre la caseificazione del latte avveniva in grotte naturali o locali interrati artificiali ancora ben visibili in molte aree della zona di produzione. In “Statistica del Regno di Napoli”, nella parte che riguarda la sussistenza della popo­lazione del circondario di Avigliano, di cui Filiano era frazione fino al 1952, viene riportato che il cacio era quotato a cent. 88. Nella sezione relativa alla pa­storizia si evidenzia che “….si fa uso de’ merinos per rinnovare la qualità buona d’origine”.

La zona di produzione del Pecorino di Filiano DOP comprende circa trenta comuni che ricadono nel­la fascia appenninica compresa tra il massiccio del Monte Vulture e la Montagna Grande di Muro Luca­no, in provincia di Potenza, nella regione Basilicata. Il territorio è caratterizzato da terreni vulcanici e da pascoli naturali ricchi di essenze spontanee aroma­tiche, con presenza di moltissime essenze pascolive, quali loglio, trifoglio, poa, festuche, dattile, veccia, avena selvatica, sulla spontanea e di erbe officinali, timo, malva, finocchietto selvatico. È inoltre carat­terizzato dalla ricchezza di acque che sgorgano cari­che di sali minerali dalle falde vulcaniche del Monte Vulture.

Il Pecorino di Filiano DOP si conserva in frigorifero nello scomparto meno freddo. È un eccellente for­maggio da tavola, tuttavia per il suo gusto deciso e le sue peculiarità organolettiche entra in naturale connubio con molti piatti dai sapori forti tipici della cucina lucana specialmente come formaggio grat­tugiato sulla pasta fatta in casa condita con ragù di carne e pomodoro, come ingrediente nelle patate raganate e nelle teste d’agnello al forno. Si abbina egregiamente ai vini locali come l’Aglianico del Vul­ture DOC, Rosso Barletta, Rosso Canosa.

Nome Organizzazione: Consorzio per la tutela del Pecorino di Filiano Dop
Prodotto Tipico promosso: Pecorino di Filiano DOP
Il suo prodotto è: DOP
Indirizzo: Corso Papa XXIII , 85020 Filiano - Potenza
Sito web: www.pecorinofiliano.it
Recapiti telefonici e fax:
Cell: 3423549589 – Mail: pecorinofilianodop@libero.it

domenica 4 settembre 2011

Riso Nano Vialone Veronese


Il Consorzio si occupa principalmente della promozione e della tutela del riso della varietà Vialone Nano prodotto nella provincia di Verona. La coltivazione occupa una superficie di circa 1.800 ettari della pianura veronese. Il consorzio ha avviato le pratiche per l’ottenimento della I.G.P. nel 1992 ed ha raggiunto l’obiettivo nel 1996. La tipicità della coltivazione e della lavorazione è stata dimostrata nelle note storiche allegate alla domanda di IGP e descritta nel disciplinare di produzione e coltivazione del riso. In particolare è stata dimostrata la storicità della coltivazione risalente al XVI secolo e la tradizione della coltivazione nell’area, specificamente riguardo la rotazione dei terreni (non più di sei anni a riso ed almeno 2 anni di altre colture). Questo permette vantaggi dal punto paesaggistico (alternanza di campi a riso con campi a mais o altre coltivazioni) e dal punto della salubrità del prodotto (minor quantitativo di concimi chimici e di prodotti diserbanti). Anche la lavorazione ha una sua tipicità, infatti il riso viene, per tradizione, lavorato delicatamente e non a fondo cosi da apparire un po’ scuro e grezzo ma conserva molto del sapore tipico della varietà. E’ un riso da risotti, dal granello grosso, tozzo e poroso che assorbe bene il condimento e manteca in modo eccellente. Il tempo di cottura varia tra i 15 ed i 18 minuti e mantiene la consistenza anche dopo molto tempo dalla fine della cottura.

Oltre che per la preparazione di risotti questo riso può essere utilizzato per tutte le preparazioni dagli antipasti ai dolci.

A dimostrazione del successo di questo riso si sottolinea che tutti gli anni da metà settembre ai primi di ottobre si svolge a Isola della Scala la Fiera del Riso, che è ormai giunta alla 45^ edizione, e che vede un afflusso di visitatori valutato in oltre 500.000 unità.

La specialità è il “Risotto all’Isolana” che è preparato, secondo una storica ricetta, con un misto di carne di maiale e carne di vitello e rifinito con una spolveratina di cannella.

Nome Organizzazione: Consorzio per la Tutela del riso Vialone Nano Veronese
Prodotto Tipico promosso: Riso Nano Vialone Veronese
Il suo prodotto è: I.G.P.
Indirizzo: Isola della Scala (VR), via V.Veneto, 4
Sito web: www.risovialonenanoveronese.it
Recapiti telefonici e fax: 0457300089

Mela Alto Adige


E’ intorno al 1950 che i melicoltori venostani si rendono conto del grande patrimonio della loro valle: aiutati dalla generosità della natura, creano le fondamenta di quello che oggi viene considerato un punto di riferimento per il mercato, il marchio Val Venosta. Ufficialmente l’Associazione Produttori Ortofrutticoli Val Venosta (VI.P) nasce nel 1990 nella forma sociale di Coop. Soc. Agricola. VI.P in cifre.

Nella Val Venosta l’assortimento delle mele è molto ampio. La varietà principale è la Golden Delicious, che trova nella Val Venosta il contesto ideale per svilupparsi al meglio: dal sapore dolce-acidulo, succosa e profumata, la Golden Delicious è di colore giallo con la faccetta rossa, tipico fregio di una mela di alta montagna. La Red Delicious è caratterizzata dalla sua forma allungata, è croccante, succosa e dolce. La Gala ha un aroma dolce e piacevolmente fresco, la sua polpa è succosa e croccante. Altre varietà coltivate in Val Venosta sono la Pinova, la Jonagold, la Morgenduft, la Fuji, la Braeburn, la Granny Smith e Idared.

I plus delle mele Val Venosta.
La conformazione geologica, il clima e la posizione della Val Venosta, che si estende dalle cime più alte del Gruppo Ortles per poi degradare dal Passo Resia fino a Merano, hanno contribuito allo sviluppo di una ricca frutticoltura. La scarsa piovosità, con 500 mm di precipitazioni annue, la presenza del sole per oltre 300 giorni all’anno e le forti escursioni termiche, che eliminano insetti e parassiti, sono i fattori che, uniti all’altitudine, rendono la valle un vero paradiso terrestre per la coltivazione di mele, ortaggi e piccoli frutti. VI.P segue da sempre la strada tracciata dalla coccinella, simbolo della natura, della tutela ambientale e della produzione integrata. La “mission” di VI.P è quella di arrivare al consumatore con un prodotto di qualità, un servizio completo ed un prodotto che sia sempre controllabile. Tracciabilità e certezza della provenienza sono quindi garantiti dai nostri sistemi di produzione e di lavorazione.

VI.P: qualità certificata.
Mela Alto Adige IGP: Dal giugno 2005, undici varietà di mele coltivate in Alto Adige possono vantare la preziosa denominazione IGP, ovvero l’Indicazione Geografica Protetta. Garanzia di sicurezza e genuinità, essa viene attribuita dall’Unione Europea e certifica una produzione rispettosa delle tradizioni e una qualità tipica del territorio di provenienza. Quindi anche la Mela Val Venosta è Mela Alto Adige IGP.
GlobalGAP: Tramite il progetto di certificazione GlobalGAP a cui quasi tutti i 1.750 soci VI.P hanno aderito, viene garantita la totale tracciabilità del prodotto dal coltivatore sino allo scaffale del negozio.
IFS/BRC: Ogni cooperativa associata VI.P ha ottenuto la certificazione IFS (International Food Standard) ed una anche la certificazione BRC (British Retail Consortium) che verificano e certificano i requisiti di qualità, sicurezza e conformità della normativa sui prodotti alimentari. Tali standard vengono applicati in tutte le fasi di lavorazione del prodotto alimentare successive alla produzione agricola.
ISO 9001: L’avanzato sistema di lavoro della VI.P la ha permesso di ottenere nel 1998, prima in Europa, la certificazione ISO 9001:2000.
ISO 14001: Permette alla VI.P di monitorare gli impatti ambientali delle proprie attività. Questo standard è stato ottenuto per la lavorazione delle mele biologiche.

Bio Val Venosta
I 130 produttori, che seguono la produzione biologica in Val Venosta, hanno raggiunto 19.740 tonnellate (esclusa la merce in transito), che corrisponde al 7% della produzione totale in Val Venosta. Per quanto riguarda le varietà di mele biologiche, qui come per la produzione integrata la Golden Delicious è la più importante, con una produzione del 52%. Seguono (in ordine di importanza nella produzione) Gala, Red Delicious, Pinova, Braeburn, Jonagold, Fuji, Idared e Topaz.
L’alta produttività del settore biologico permette al consorzio di garantire l’estensione del periodo di commercializzazione fino a 12 mesi all’anno anche per le mele a marchio BIO Val Venosta.

Nome Organizzazione: VI.P Coop. Soc. Agricola
Prodotto Tipico promosso: Mele
Il suo prodotto è: IGP (Mela Alto Adige IGP)
Indirizzo: Via Centrale 1/c, 39021 Laces (BZ)
Sito web: www.vip.coop
Recapiti telefonici e fax: tel: 0473-723300, fax: 0473-723400

Limone di Sorrento


Il Consorzio di Tutela Limone di Sorrento I.G.P. è stato costituito nel marzo 2002, in seguito al riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta del Limone di Sorrento ottenuto, nell’anno 2000, ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 2, Regolamento CE n.2081/92.
La zona di produzione del limone di Sorrento comprende gran parte dei territori dei comuni di Vico Equense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento, Massa Lubrense, Capri e Anacapri. In queste aree il limone è coltivato secondo un severo disciplinare, che prevede l’uso di tecniche tradizionali e una drastica limitazione dell’uso di concimi e pesticidi. Inoltre, per garantire che il prodotto risponda ai requisiti del disciplinare di produzione, l’IS.ME.CERT (Istituto Mediterraneo di Certificazione), organismo di controllo designato dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, ai sensi dell’articolo 10 del Regolamento 2081/92, appronta controlli analitici e obiettivi ricorrendo a specifici mezzi e disponendo permanentemente di esperti del settore.
Oggi la superficie coltivata a limoneto è di circa 400 ettari, mentre la produzione totale di limoni è stimata intorno ai 60.000 quintali annui, dei quali approssimativamente 20.000 quintali costituiscono prodotto I.G.P.
Inoltre, la tutela I.G.P. si estende al prodotto trasformato: marmellate, condimenti a base di olio e, elemento importante ai fini del presente procedimento, liquori.

Il Limone di Sorrento IGP ed il Liquore di “limone di Sorrento IGP”
Fin dalla metà del Seicento gli agrumi della Penisola Sorrentina si affermano sui mercati italiani; dalla prima metà dell’Ottocento conquistano anche i mercati nord europei e successivamente quelli nord americani. Il successo commerciale è dovuto all’eccezionale qualità del prodotto, dovuta a caratteristiche particolari, ovvero a una serie di fattori: prima di tutto al microclima dell’area di produzione, cioè della Penisola sorrentina, le cui temperature, venti e tassi di umidità sono stabilizzati dalla presenza del mare (golfo di Napoli); poi alle origini vulcaniche del terreno di impianto delle colture (vicinanza del vulcano Vesuvio e dei Campi Flegrei); poi dalla scelta delle varietà di limone messe a dimora, tra le quali si impone il cosiddetto “femminello ovale comune di Sorrento” (fig. 1); poi al livello eccezionale a cui giunge la tecnica di coltivazione agrumaria in Penisola sorrentina (scasso profondo al momento dell’impianto; coltivazioni interamente protette da serre costruite con elementi naturali, cioè pali di castagno e paglia) (figg. 2 e 3).

Questi elementi contribuiscono a conferire al limone prodotto in Penisola sorrentina e sull’isola di Capri caratteristiche organolettiche uniche; quando le bucce di questi limoni vengono poste in alcool per la preparazione del liquore, esse trasferiscono all’infuso tutte le qualità del frutto.

Il limoncello prodotto dalle aziende consorziate (soci e licenziatari) è ottenuto prelevando lo strato più esterno della buccia dei limoni di Sorrento (flavedo) che, messo in infusione in soluzione alcolica, rilascia gli oli essenziali che conferiscono al liquore l’aroma, il profumo e il sapore caratteristico.
Tutte le Società ricorrenti utilizzano solo “Limone di Sorrento I.G.P.” e “Bucce/Scorze di Limone di Sorrento I.G.P.”, in osservanza delle prescrizioni dettate dal Disciplinare di Produzione della Indicazione Geografica Protetta “Limone di Sorrento”

Dall’etichetta dei prodotti delle Società ricorrenti emergono due aspetti fondamentali che contraddistinguono i relativi prodotti:
- la presenza di un contenuto minimo di limoni all’interno della composizione, espresso attraverso il c.d. “rapporto ponderale minimo garantito” (ossia la percentuale di limoni concretamente impiegata per la realizzazione del prodotto, che non può essere inferiore a 250 g/l);
- la totale assenza – in conformità al disciplinare di produzione del Limone di Sorrento IGP e dei prodotti suoi trasformati - di “aromi naturali” all’interno della composizione degli ingredienti.

Nome Organizzazione: 
Consorzio di Tutela del Limone di Sorrento IGP 
Prodotto Tipico promosso: 
Limone di Sorrento ed i prodotti elaborati / trasformati da esso derivanti 
Il suo prodotto è: 
IGP (Indicazione Geografica Protetta) 
Indirizzo: 
Sede operativa: 80142 NAPOLI – Via G. PICA n. 62 – c/o Coldiretti Napoli 
Sito web: 
Recapiti telefonici e fax: 
081266244 – 081289710


Olio extravergine di Oliva "Brisighella"


La Cooperativa TERRA DI BRISIGHELLA nasce da un’idea di 16 viticoltori nel lontano 1962. Nel 1971 l’azienda si arricchisce del frantoio e realizza la prima molitura.  Attualmente 500 soci conferiscono uva e 300 soci olive, con una produzione di 100.000 ettolitri di vino e 60.000 litri di olio. Vengono molite esclusivamente le olive di nostra produzione, l’olio ottenuto è confezionato e venduto dalla Cooperativa per conto di tutti i soci.
La Cooperativa è sorta per valorizzare la produzione olivicola locale. La zona di produzione è in Italia, in Regione Emilia Romagna, in provincia di Ravenna, nel Comune di Brisighella; prevalente nel versante dell’Appennino Tosco- Romagnolo lungo la Valle del fiume Lamone.
Organismo che raggruppa il 90% dei produttori della zona, costantemente teso al raggiungimento del massimo livello qualitativo ed organolettico dell’olio, già nel 1975 promosse l’iniziativa per offrire una precisa identificazione di tipicità ed origine agli oli extra vergini di oliva. Attribuì una denominazione specifica ai propri prodotti; numerando le bottiglie e garantendone analiticamente la qualità dovuta al particolare patrimonio di aromi e fragranze raggiunti dal tipo di olive di ridotta resa in olio ed, alla sapiente lavorazione con molitura a freddo effettuata nel frantoio aziendale.

L’OLIVO A BRISIGHELLA
“ A BRISIGHELLA LI ULIVI DANNO FRUTTI SEMPRE COSI’ PERFETTI CHE NE STILLA DA ESSI UN OLIO FINISSIMO....”. Lo scriveva Antonio Metelli, storico dell’800, nelle sue cronache. 
Molto prima, nel 1594, Andrea Giovanni Callegari, Vescovo di Bertinoro, riferendosi alla Valle del Lamone, in una lettera inviata a Hieronimo Mercuriali, medico del Granduca di Toscana, affermava che: “L’aria, l’acqua, li vini e l’olio e i frutti sono così buoni e saporiti che non hanno invidia a qualsiasi altra regione”.  Se si retrocede ancora alla ricerca di riferimenti, a testimonianza di quanto sia radicata la coltivazione dell’ulivo nella valle del Lamone, arriviamo addirittura al II secolo d.C. Risale, infatti, a questo periodo il rudimentale frantoio familiare per olive rinvenuto negli scavi di Pieve del Thò.

Dalla storia antica a quella recente. La millenaria coltivazione dell’olivo a Brisighella, sui bei poggi esposti e protetti dai venti freddi fanno di questa zona, posta ai limiti dell’aerare della coltivazione dell’olivo sul versante Adriatico, un unicum estremamente interessante. La varietà predominante coltivata è la “Nostrana di Brisighella”.  Gli oliveti, in predominanza a coltura promiscua, coprono una superficie di circa 300 ettari con 70.000 piante d’olivo.  Le olive si raccolgono al giusto punto di maturazione, la raccolta avviene a mano per brucatura e la consegna al frantoio in piccole cassette avviene giornalmente.
L’estrazione si effettua con il metodo Sinolea (per percolamento), a temperatura controllata.
Dal 1996 l’Unione Europea ha concesso il riconoscimento della DOP (Denominazione di Origine Protetta) all’olio extra vergine di oliva di Brisighella con la denominazione “BRISIGHELLA DOP”.

Nome Organizzazione: TERRA DI BRISIGHELLA ® - C.A.B. S.C. AGRICOLA
Prodotto Tipico promosso: OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA “BRISIGHELLA”
Il suo prodotto è: D.O.P.
Indirizzo: VIA STRADA 2-48013 BRISIGHELLA-RAVENNA
Sito web: www.brisighello.net
Recapiti telefonici e fax: TEL.0546 81103 - FAX 0546 81497

Formaggio Raschera


In un contratto d’affitto della fine del 1.400 rinvenuto nell’archivio comunale di Pamparato, Comune della Valle Casotto in Provincia di Cuneo, si legge come un signorotto locale pretendeva dai pastori che “menano le loro mucche a pascolar l’erba del prato Raschera” per il pagamento dell’affitto, alcune forme di “quel buon formaggio che lassù si fa’ “. Questo è senz’altro l’accenno storico più lontano nel tempo legato alla tradizione della fabbricazione del formaggio a DOP Raschera ed in particolare della tipologia “d’Alpeggio”. Oltremodo ci conferma come la sua nascita ebbe origine nel pascolo sito vicino all’omonimo lago che ancora oggi porta il nome Raschera e che si trova sotto il Monte Mongioie (m 2630 s.l.m.) nelle Alpi Marittime. La caratteristica prima dei formaggi che si producono in Alpeggio è quella di avere sapori e profumi unici dovuti alle rare erbe presenti solo su certi pascoli di montagna che “passano” questa loro caratteristica nel latte delle vacche che le brucano e da questo, al formaggio che verrà prodotto dal casaro-malgaro. Il formaggio Raschera si può trovare in due vesti diverse a seconda della lavorazione e della zona dove è prodotto: RASCHERA dop (contrassegno posto sulla forma di colore verde) e RASCHERA d’ALPEGGIO dop (contrassegno giallo). Il motivo di questa doppia possibilità ha anch’esso un origine storica: da sempre i malgari (allevatori di bovini ed ovini transumanti), portano i loro armenti a pascolare nel periodo estivo sugli alti pascoli alpini (detti “malghe” e di qui “malgari”) delle montagne monregalesi (Alpi Marittime) che, per la loro caratteristica geografica di essere a cavallo tra il Mar Ligure e la Pianura Padana, usufruiscono di un clima piuttosto piovoso. Ciò determina una considerevole ricchezza vegetale che dà, a questi pascoli, uno spiccato interesse botanico per le varie specie erbacee presenti (si contano più di cento endemismi). Conseguentemente, il latte prima ed il formaggio poi, prodotto da siffatta materia prima assume sapori e profumi inconfondibili ed irripetibili in altre zone (RASCHERA d’ALPEGGIO dop). Durante il periodo invernale i Malgari vanno a svernare (o meglio a “mangiare l’erba”) nei Comuni della pianura cuneese. Essi produrranno qui un formaggio con le stesse metodologie casearie dell’Alpe, ma diverso dall’estivo sia per il profumo che per il gusto, ma fondamentalmente uguale sotto l’aspetto caseario (RASCHERA dop). Dopo aver accennato sull’origine storica del nostro famoso formaggio e dopo aver parlato delle sue varie forme commerciali caratterizzate, a seconda della provenienza, da gusti molto diversi, soffermiamoci ora sulle caratteristiche fisiche e chimiche che contraddistinguono il Raschera.Intanto è un formaggio che può trovarsi fabbricato da latte crudo (la tipologia d’Alpeggio) oppure da latte sterilizzato; è sempre un formaggio a pasta cruda (la cagliata non viene scaldata), intero (il latte non viene scremato), con pasta pressata, semidura. Il colore della pasta è bianco, bianco avorio, mentre la sua struttura è consistente, elastica, con piccole occhiature sparse ed irregolari; la crosta è sottile, grigio rossastra, a volte con riflessi giallognoli, elastica, liscia e regolare con chiazze rossastre sugli scalzi, accentuate con la stagionatura (soprattutto sul tipo d’Alpeggio). Il sapore è fine e delicato, tipicamente profumato, moderatamente piccante e sapido, se stagionato.

Nome Organizzazione: CONSORZIO TUTELA FORMAGGIO DOP RASCHERA
Prodotto Tipico promosso: FORMAGGIO RASCHERA D’ALPEGGIO DOP E RASCHERA DOP
Il suo prodotto è: prodotto DOP
Indirizzo: VIA MONDOVI’ PIAZZA, 1/D – 12080 VICOFORTE (CN)
Sito web: www.raschera.com
Recapiti telefonici e fax: 0174 705638 fax 0174 705645

Formaggio Piave DOP


Il Consorzio di Tutela del formaggio Piave DOP ha ricevuto dal MIPAAF l’incarico a svolgere le attività di tutela, promozione, valorizzazione e informazione del consumatore relatici al formaggio Piave.

Il formaggio PIAVE nasce in provincia di Belluno, la parte più settentrionale e montuosa del veneto attraversata in tutta la sua lunghezza dallo storico fiume da cui il più importante formaggio tipico bellunese porta il nome. Viene tuttora prodotto secondo le antiche regole dell’arte casearia, oggi raccolte in un “Disciplinare di produzione” , utilizando latte raccolto unicamente nella provincia di Belluno, area prevalentemente montana in cui le suggestive cime dolomitiche sono circondate da boschi antici e verdi vallate ricche di pascoli.

Qui le mucche vengono alimentate con foraggi ricchi di infiorescenze che determinano caratteristiche chimico-fisiche e organolettiche uniche del latte.
E’ un formaggio duro, a pasta cotta destinato alla media-lunga stagionatura: il sapore inizialmente lattico e dolce, nelle tipologie Fresco (20-60gg) e Mezzano (60-180gg) diventa progressivamente più intenso e corposo, mai piccante nelle stagionature più avanzate (Vecchio oltre 180 gg e Selezione oro oltre 12 mesi).

La pasta caratterizzata da assenza di occhiatura si presenta bianca e omogenea nel Fresco, mentre nelle stagionature più avanzate assume una colorazione giallo ocra e una consistenza granulosa e friabile.

Per garantire i consumatori sull’autenticità del formaggio Piave, il Disciplinare di Porduzione prevede la marchiatura del nome su tutto lo scalzo in senso verticale e con il verso della scritta alternato. Ogni forma viene inoltre personalizzata con una etichetta in carta-seta con l’indicazione della stagionatura, applicata sul piatto per facilitarne la riconoscibilità al momento dell’acquisto.

Nel Maggio 2010 il formaggio Piave ha ottenuto il massimo riconoscimento europeo , la D.O.P. (Denominazione di origine protetta, meglio noto con l'acronimo DOP, è un marchio di tutela giuridica della denominazione che viene attribuito - per legge -a quegli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente dal territorio in cui sono prodotti. Affinché un prodotto sia DOP, le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione devono avvenire in un'area geografica delimitata. Chi fa prodotti DOP deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione, e il rispetto di tali regole è garantito da uno specifico organismo di controllo. I colori del relativo marchio sono giallo-rosso).

Il formaggio Piave è conosciuto ed apprezzato anche all’estero, in particolare negli Stati Uniti e Canada. Nel 2003 è stato infatti selezionato dalla prestigiosa rivista statunitense “Saveur” tra i 100 migliori prodotti al mondo.

Hanno scritto del Piave prestigiosi quotidiani come “NY Times” e “S. Francisco Chronicle”, oltre a riviste specializzate come “The Retail Gourmet”. Il Piave è uno dei prodotti di punta nell’assortimento della gastronomia di altrissimo livello “Di Palo” di Manhattan (NY), un punto vendita di riferimento per tutta la distribuzione statunitense. Alla 4^ edizione delle Olimpiadi dei formaggi di montagna, nel 2005 a Verona, il formaggio Piave ha vinto il prestigioso premio Buonitalia come miglior formaggio italiano d’esportazione; un riconoscimento confermato dal secondo posto ottenuto alla 5^ edizione nel 2007 a Oberstdorf in Germania. Sempre nel 2007 è stato premiato con medaglia d’oro, migliore tra i formaggi stagionati, al concorso PIR Cheese di Mosca.
Alla 6^ edizione delle Olimpiadi dei formaggi di montagna a Segnelégier in Svizzera il formaggio Piave ha ottenuto nuovamente la prima posizione tra i migliori formaggi italiani da esportazione, davanti alla Fontina e al Parmigiano Reggiano. Questo riconoscimento gli è valso la presenza a Casa Italia alle scorse Olimpiadi invernali di Vancouver.

Nome Organizzazione: Consorzio di Tutela formaggio Piave DOP
Prodotto Tipico promosso: Formaggio Piave DOP
Il suo prodotto è: DOP
Indirizzo: Via Nazionale, 59 32030 Busche (BL)
Sito web: www.formaggiopiave.it
Recapiti telefonici e fax: Tel 0439/391170 Fax 0439 /393217