Olio Extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure

L’Olio Extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure rispecchia i colori, i sapori e le tradizioni della terra da cui nasce: la Liguria. Vanta una storia millenaria: furono infatti i monaci benedettini ad introdurre la qualità Taggiasca.

Arancia rossa di Sicilia IGP

L’Arancia rossa di Sicilia IGP è stata definita da autorevoli nutrizionisti e ricercatori in campo medico, farmaceutico e cosmetico, un vero e proprio “elisir di salute.

Riso Nano Vialone Veronese

E' stata dimostrata la storicità della coltivazione risalente al XVI secolo e la tradizione della coltivazione nell’area, specificamente riguardo la rotazione dei terreni (non più di sei anni a riso ed almeno 2 anni di altre colture)

Formaggio Piave DOP

Il formaggio PIAVE nasce in provincia di Belluno, la parte più settentrionale e montuosa del veneto attraversata in tutta la sua lunghezza dallo storico fiume da cui il più importante formaggio tipico bellunese porta il nome.

Alti Formaggi: Taleggio, Provolone, Valpadana

Alti Formaggi testimonia di un’arte che é divenuta uno stile di vita. Alti Formaggi racconta di quattro prodotti meravigliosi che hanno in comune la cultura ed il patrimonio di molte province del nord Italia. Ma soprattutto l’appartenenza ad un paesaggio amato e rispettato.

giovedì 8 settembre 2011

Alti Formaggi: Taleggio – Provolone Valpadana – Salva Cremasco – Quartirolo Lombardo



Cos é Alti Formaggi
Il progetto Alti Formaggi è nato nel 2009 da quattro Consorzi di formaggi: Provolone Valpadana, Taleggio, Quartirolo Lombardo, Salva Cremasco. Una strategia comune per il lancio di un marchio che é il primo esempio di sinergia tra Consorzi di Tutela in Italia. Un modo per fare sistema e divulgare meglio sapere e informazioni su questi prodotti di qualità.

Alti Formaggi si esprime soprattutto in rete grazie al portale www.altiformaggi.com, punto di riferimento principale del progetto: uno spazio comune di informazione, valorizzazione e promozioni comuni per consumatori ed appassionati.

Nel 2011 Alti Formaggi diventa Associazione. I quattro Consorzi di Tutela hanno anche voluto dare un assetto legale definitivo al progetto. L'obiettivo è quello di interagire in modo sempre più attivo con i consumatori, non solo attraverso la rete ma anche grazie a presenze attive ed iniziative specifiche, formazione ed informazione nel mondo della scuola, promozione e valorizzazione tanto dei prodotti associati come delle Dop e Igp.
Alti Formaggi desidera diventare un punto di riferimento su un vasto perimetro, ovvero tutto quello che puó favorire comprensione e consumo di questi favolosi prodotti agroalimentari.

L’Associazione Alti Formaggi
Alti Formaggi è una Associazione senza scopo di lucro alla quale aderiscono al momento i Consorzi di Tutela Provolone Valpadana, Quartirolo Lombardo, Salva Cremasco e Taleggio. L'Associazione ha come finalità la promozione e la realizzazione di attività idonee allo sviluppo di informazioni ed educazione alimentare dei prodotti associati, cos’ come alla promozione e valorizzazione dei medesimi e, più in generale, delle Dop e delle Igp. In particolare, l'Associazione

Alti Formaggi promuove:
  • azioni di promozione e valorizzazione 
  • azioni divulgative, informative e formative sui significati, valenze e realtà delle produzioni dei propri associati in Italia e all'estero 
  • azioni di ricerca 
  • azioni di valorizzazione e promozione del turismo attraverso le produzioni agricole e attività agroalimentari 
  • azioni di promozione del turismo gastronomico e tutte le attività ad esso legate 
  • azioni di consulenza a favore degli associati 
Le attività promosse e sviluppate da Alti Formaggi non sostituiscono ma integrano le iniziative di ogni associato.

La Tipicitá secondo Alti Formaggi
Alti Formaggi é un portale grazie al quale i Consorzi invitano a fare conoscenza con il ricco patrimonio produttivo, geografico, culturale del loro territorio d’origine. Ció che contraddistingue le produzioni tipiche e tradizionali di Alti Formaggi é che sono parte integrante di una cornice di attrattive paesaggistiche, storiche ed artistiche senza eguali.

Il latte racchiude la veritá della terra poiché ne contiene le ricchezze, le caratteristiche ed i gusti. Valori assoluti dell’identitá di Alti Formaggi.
Produzioni di altissima qualitá, espressione di tecniche antiche, tramandate di generazione in generazione. Alti Formaggi testimonia di un’arte che é divenuta uno stile di vita.
Alti Formaggi racconta di quattro prodotti meravigliosi che hanno in comune la cultura ed il patrimonio di molte province del nord Italia. Ma soprattutto l’appartenenza ad un paesaggio amato e rispettato.
Navigare nel portale, approfondire la conoscenza dei formaggi, tenersi aggiornati sulle notizie, gli eventi, formare parte della quotidianitá del blog promette essere un’appassionante caccia al tesoro dei piaceri del palato, ma anche una forma di crescita personale legata ai valori del territorio.
Alti Formaggi: un’originale unitá estetica, formativa e culturale; un’esperienza ricca di suggestioni nella quale il gusto si trasforma nella guida di un viaggio che permette di scoprire e riscoprire, vivere i colori delle stagioni, sentire i profumi, ascoltare la gente, assaporare la vita.


Nome Organizzazione: ASSOCIAZIONE ALTI FORMAGGI
Prodotto Tipico promosso: Taleggio – Provolone Valpadana – Salva Cremasco – Quartirolo Lombardo
Il suo prodotto è: Taleggio DOP – Provolone Valpadana DOP – Salva Cremasco (in attesa di riconoscimento DOP) – Quartirolo Lombardo DOP
Indirizzo: Via Roggia Vignola, 9 - 24047 Treviglio (BG)
Sito web: www.altiformaggi.com
Recapiti telefonici e fax: Tel. 0363-1806067


Asparago di Badoere

Storia dell'asparago
L’asparago fu coltivato e utilizzato nel Mediterraneo dagli egizi e in Asia Minore 2000 anni fa, così come in Spagna. I Romani già dal 200 a.C. avevano dei manuali in cui minuziosamente se ne espone la coltivazione. L'asparago fu appunto citato da Teofrasto, Catone, Plinio e Apicio; in particolare questi ultimi due ne descrissero accuratamente non solo il metodo di coltivazione, ma anche quello di preparazione.
Agli imperatori romani gli asparagi piacevano così tanto, che, ad esempio, sembra che avessero costruito delle navi apposite per andarli a raccogliere, navi che avevano come denominazione proprio quella dell'asparago ("asparagus").Dal XV secolo è iniziata la coltivazione in Francia, per poi, nel XVI secolo giungere all'apice della popolarità anche in Inghilterra ; solo successivamente fu introdotto in Nord America. I nativi americani essiccavano gli asparagi per successivi usi officinali. Il termine asparago deriva dal latino asparagus, che significa germoglio.
I Romani diedero questo nome alla pianta dell’asparago per due motivi: in primo luogo perché la parte commestibile è soltanto quella apicale del germoglio, secondo perché si riteneva che l’asparago possedesse delle benefiche proprietà curative in grado di rigenerare il corpo umano e ridargli nuova linfa.
In Veneto l’origine sembra risalire alla conquista da parte dei Romani delle terre venete arrivando ai giorni nostri grazie alle amorevoli tradizioni perpetuate nei monasteri.
La coltivazione specializzata della pianta, comunque, è però piuttosto recente, essendosi sviluppata dopo l'ultimo conflitto mondiale in concomitanza con la trasformazione delle mezzadrie e con l'abbandono degli allevamenti del baco da seta che ha reso disponibile, nella stagione primaverile (periodo nel quale, precedentemente, l'allevamento del baco richiedeva un impegno notevole), una manodopera che diversamente non avrebbe trovato impiego.
Dal punto di vista documentale sono innumerevoli le fonti che annoverano l'"Asparago di Badoere" come una delle produzioni locali più pregiate del Veneto.
Vale la pena altresì ricordare, inoltre, che l'importanza di Badoere nella produzione degli asparagi, a livello provinciale, spinse l'amministrazione comunale di Morgano, ad organizzare fin dal 1968 la "Prima Mostra Provinciale dell'Asparago", tradizione che si tramanda ancor oggi il I° maggio di ogni anno. Un'attività che è fortemente radicata nella cultura degli abitanti del territorio interessato a questa produzione, dove le tecniche di coltivazione sono state tramandate di generazione in generazione.
La particolare combinazione dei fattori produttivi, quali la manualità e l'artigianalità, unitamente ai fattori pedoclimatici dell'area delimitata, consente a questo tipo di produzione di differenziarsi con decisione da tutto il comparto di riferimento. La grande diffusione e notorietà del prodotto, raggiunte grazie alla realizzazione di diverse iniziative promozionali, dimostrano la grande reputazione dell'''Asparago di Badoere".

Il Consorzio di Tutela
Il Consorzio dell’Asparago di Badoere si e’ costituito nel 2002, attualmente riunisce 35 associati tra imprenditori agricoli, cooperative e alcuni Comuni dell’area protetta. Tra gli scopi statutari vi sono: l’ottenimento della certificazione europea di indicazione geografica protetta per l’Asparago di Badoere, la tutela e vigilanza sulla sua produzione e commercio, la salvaguardia della tipicita’, il miglioramento
qualitativo della produzione, la promozione e valorizzazione nel mercato

Gastronomia
Il delicato e fine sapore dei candidi turioni di asparago rappresenta un’irresistibile ghiottoneria.
Gli asparagi vanno cucinati freschi per assaporarne pienamente il valore gastronomico e la delicata fraganza.Per una corretta conservazione è consigliabile avvolgerli in un panno umido e deporli in frigorifero nel reparto verdura; si conservano per qualche giorno.

Nome Organizzazione: Consorzio dell’Asparago di Badoere
Prodotto Tipico promosso: Asparago di Badoere I.g.p. 
Il suo prodotto è: IGP
Indirizzo: 31050 Badoere di Morgano(TV) piazza Indipendenza 2
Sito web: www.asparagodibadoere.it
Recapiti telefonici e fax: 3472206614 referente dott. Riccardo Rando





lunedì 5 settembre 2011

Il Pecorino di Filiano


Il Pecorino di Filiano DOP è un formaggio a pasta dura semicotta, prodotto con latte di pecora intero e crudo. Il suo peso varia da 2,5 a 5 Kg, ha una forma cilindrica a facce piane, con un diametro da 15 a 30 cm, con uno scalzo leggermente convesso e con al­tezza variabile che può raggiungere i 18 cm. Il colore della crosta dal giallo dorato tende al bruno scuro. La pasta è compatta e presenta delle piccole occhia­ture, il suo colore va dal bianco al giallo paglierino. Il sapore è dolce e delicato e diventa sempre più pic­cante con l’invecchiamento. La zona di produzione del Pecorino di Filiano DOP comprende 30 comuni in provincia di Potenza, nella regione Basilicata.

La Denominazione di Origine Protetta Pecorino di Filiano è riservata al formaggio a pasta dura prodot­to con latte di pecore di razza Gentile di Puglia e di Lucania, Leccese, Comisana, Sarda e loro incroci, che presenta le seguenti caratteristiche:
  • forma cilindrica a facce piane; 
  • diametro che può essere da 15 a 30 cm; 
  • scalzo diritto o leggermente convesso con un’altez­za variabile da 8 a 18 cm; 
  • peso compreso da 2,5 a 5 kg, in relazione alle di­mensioni della forma; 
  • il grasso sulla sostanza secca non deve essere infe­riore al 30%; 
  • colore della pasta variante dal bianco, nei pecorini giovani, al paglierino in quelli più stagionati; 
  • crosta che tende dal giallo dorato, nelle forme più giovani, al bruno scuro nelle forme più stagionate. La crosta viene trattata superficialmente con olio extravergine di oliva prodotto in Basilicata e aceto di vino, tramite uno sfregamento superficiale effet­tuato a mano; 
  • consistenza compatta con la presenza di minute occhiature distribuite in maniera non omogenea; 
  • sapore che in principio è dolce e delicato, diviene leggermente piccante quando il formaggio ha rag­giunto il periodo minimo di stagionatura, diventan­do più accentuato con l’avanzare dell’invecchiamen­to 
Le origini del Pecorino di Filiano risalgono al V e VI millennio, quando nascono i primi insediamenti agricoli e i primi allevamenti di bestiame, anche se la civiltà pastorale raggiunse una certa uniformità con l’avvento della cultura appenninica nell’età del bronzo: essa disponeva di recipienti ed attrezzi sem­plici come bollitori e ciotole. La conquista romana, avvenuta successivamente, portò alla ristruttura­zione del territorio privilegiando alcuni assi della viabilità pastorale. La Valle di Vitalba, in età Sveva ed Angioina assunse un ruolo importante nell’eco­nomia produttiva del Regno di Napoli, i prodotti caseari iniziarono a diventare importanti oltre che nei mercati locali anche verso la capitale. I primi te­sti che narrano della presenza sulla zona di produ­zione del Pecorino di Filiano si hanno già dal 1600. Furono i Doria ad organizzare, in questo periodo, le prime strutture produttive dello stato feudale con criteri imprenditoriali, facendo insediare sul territo­rio di Melfi masserie specializzate per l’allevamento di maiali, bufale, pecore e vacche. In questo perio­do, il patrimonio zootecnico, in particolare quello ovino, raggiunse il suo maggior numero di capi, che venivano prima iscritti nei registri delle aziende e poi conservati nell’archivio di Stato di Potenza. Ol­tre all’allevamento si svilupparono stabilimenti per la trasformazione del latte e della lana. Del resto il toponimo “Filiano” deriverebbe dall’abbondanza di lana filata dalle donne a testimonianza della presen­za di tanti allevamenti di pecore.

L’intera economia della zona, anche attraverso gli stabilimenti per la trasformazione del latte e della lana, è orientata da tali attività produttive. L’alle­vamento su grande scala, nato nell’età feudale dei Doria, impiantato nei mesi invernali sulle masserie della piana dell’Ofanto, in estate si trasferisce sulle alture della Valle di Vitalba, mentre la caseificazione del latte avveniva in grotte naturali o locali interrati artificiali ancora ben visibili in molte aree della zona di produzione. In “Statistica del Regno di Napoli”, nella parte che riguarda la sussistenza della popo­lazione del circondario di Avigliano, di cui Filiano era frazione fino al 1952, viene riportato che il cacio era quotato a cent. 88. Nella sezione relativa alla pa­storizia si evidenzia che “….si fa uso de’ merinos per rinnovare la qualità buona d’origine”.

La zona di produzione del Pecorino di Filiano DOP comprende circa trenta comuni che ricadono nel­la fascia appenninica compresa tra il massiccio del Monte Vulture e la Montagna Grande di Muro Luca­no, in provincia di Potenza, nella regione Basilicata. Il territorio è caratterizzato da terreni vulcanici e da pascoli naturali ricchi di essenze spontanee aroma­tiche, con presenza di moltissime essenze pascolive, quali loglio, trifoglio, poa, festuche, dattile, veccia, avena selvatica, sulla spontanea e di erbe officinali, timo, malva, finocchietto selvatico. È inoltre carat­terizzato dalla ricchezza di acque che sgorgano cari­che di sali minerali dalle falde vulcaniche del Monte Vulture.

Il Pecorino di Filiano DOP si conserva in frigorifero nello scomparto meno freddo. È un eccellente for­maggio da tavola, tuttavia per il suo gusto deciso e le sue peculiarità organolettiche entra in naturale connubio con molti piatti dai sapori forti tipici della cucina lucana specialmente come formaggio grat­tugiato sulla pasta fatta in casa condita con ragù di carne e pomodoro, come ingrediente nelle patate raganate e nelle teste d’agnello al forno. Si abbina egregiamente ai vini locali come l’Aglianico del Vul­ture DOC, Rosso Barletta, Rosso Canosa.

Nome Organizzazione: Consorzio per la tutela del Pecorino di Filiano Dop
Prodotto Tipico promosso: Pecorino di Filiano DOP
Il suo prodotto è: DOP
Indirizzo: Corso Papa XXIII , 85020 Filiano - Potenza
Sito web: www.pecorinofiliano.it
Recapiti telefonici e fax:
Cell: 3423549589 – Mail: pecorinofilianodop@libero.it

domenica 4 settembre 2011

Riso Nano Vialone Veronese


Il Consorzio si occupa principalmente della promozione e della tutela del riso della varietà Vialone Nano prodotto nella provincia di Verona. La coltivazione occupa una superficie di circa 1.800 ettari della pianura veronese. Il consorzio ha avviato le pratiche per l’ottenimento della I.G.P. nel 1992 ed ha raggiunto l’obiettivo nel 1996. La tipicità della coltivazione e della lavorazione è stata dimostrata nelle note storiche allegate alla domanda di IGP e descritta nel disciplinare di produzione e coltivazione del riso. In particolare è stata dimostrata la storicità della coltivazione risalente al XVI secolo e la tradizione della coltivazione nell’area, specificamente riguardo la rotazione dei terreni (non più di sei anni a riso ed almeno 2 anni di altre colture). Questo permette vantaggi dal punto paesaggistico (alternanza di campi a riso con campi a mais o altre coltivazioni) e dal punto della salubrità del prodotto (minor quantitativo di concimi chimici e di prodotti diserbanti). Anche la lavorazione ha una sua tipicità, infatti il riso viene, per tradizione, lavorato delicatamente e non a fondo cosi da apparire un po’ scuro e grezzo ma conserva molto del sapore tipico della varietà. E’ un riso da risotti, dal granello grosso, tozzo e poroso che assorbe bene il condimento e manteca in modo eccellente. Il tempo di cottura varia tra i 15 ed i 18 minuti e mantiene la consistenza anche dopo molto tempo dalla fine della cottura.

Oltre che per la preparazione di risotti questo riso può essere utilizzato per tutte le preparazioni dagli antipasti ai dolci.

A dimostrazione del successo di questo riso si sottolinea che tutti gli anni da metà settembre ai primi di ottobre si svolge a Isola della Scala la Fiera del Riso, che è ormai giunta alla 45^ edizione, e che vede un afflusso di visitatori valutato in oltre 500.000 unità.

La specialità è il “Risotto all’Isolana” che è preparato, secondo una storica ricetta, con un misto di carne di maiale e carne di vitello e rifinito con una spolveratina di cannella.

Nome Organizzazione: Consorzio per la Tutela del riso Vialone Nano Veronese
Prodotto Tipico promosso: Riso Nano Vialone Veronese
Il suo prodotto è: I.G.P.
Indirizzo: Isola della Scala (VR), via V.Veneto, 4
Sito web: www.risovialonenanoveronese.it
Recapiti telefonici e fax: 0457300089

Mela Alto Adige


E’ intorno al 1950 che i melicoltori venostani si rendono conto del grande patrimonio della loro valle: aiutati dalla generosità della natura, creano le fondamenta di quello che oggi viene considerato un punto di riferimento per il mercato, il marchio Val Venosta. Ufficialmente l’Associazione Produttori Ortofrutticoli Val Venosta (VI.P) nasce nel 1990 nella forma sociale di Coop. Soc. Agricola. VI.P in cifre.

Nella Val Venosta l’assortimento delle mele è molto ampio. La varietà principale è la Golden Delicious, che trova nella Val Venosta il contesto ideale per svilupparsi al meglio: dal sapore dolce-acidulo, succosa e profumata, la Golden Delicious è di colore giallo con la faccetta rossa, tipico fregio di una mela di alta montagna. La Red Delicious è caratterizzata dalla sua forma allungata, è croccante, succosa e dolce. La Gala ha un aroma dolce e piacevolmente fresco, la sua polpa è succosa e croccante. Altre varietà coltivate in Val Venosta sono la Pinova, la Jonagold, la Morgenduft, la Fuji, la Braeburn, la Granny Smith e Idared.

I plus delle mele Val Venosta.
La conformazione geologica, il clima e la posizione della Val Venosta, che si estende dalle cime più alte del Gruppo Ortles per poi degradare dal Passo Resia fino a Merano, hanno contribuito allo sviluppo di una ricca frutticoltura. La scarsa piovosità, con 500 mm di precipitazioni annue, la presenza del sole per oltre 300 giorni all’anno e le forti escursioni termiche, che eliminano insetti e parassiti, sono i fattori che, uniti all’altitudine, rendono la valle un vero paradiso terrestre per la coltivazione di mele, ortaggi e piccoli frutti. VI.P segue da sempre la strada tracciata dalla coccinella, simbolo della natura, della tutela ambientale e della produzione integrata. La “mission” di VI.P è quella di arrivare al consumatore con un prodotto di qualità, un servizio completo ed un prodotto che sia sempre controllabile. Tracciabilità e certezza della provenienza sono quindi garantiti dai nostri sistemi di produzione e di lavorazione.

VI.P: qualità certificata.
Mela Alto Adige IGP: Dal giugno 2005, undici varietà di mele coltivate in Alto Adige possono vantare la preziosa denominazione IGP, ovvero l’Indicazione Geografica Protetta. Garanzia di sicurezza e genuinità, essa viene attribuita dall’Unione Europea e certifica una produzione rispettosa delle tradizioni e una qualità tipica del territorio di provenienza. Quindi anche la Mela Val Venosta è Mela Alto Adige IGP.
GlobalGAP: Tramite il progetto di certificazione GlobalGAP a cui quasi tutti i 1.750 soci VI.P hanno aderito, viene garantita la totale tracciabilità del prodotto dal coltivatore sino allo scaffale del negozio.
IFS/BRC: Ogni cooperativa associata VI.P ha ottenuto la certificazione IFS (International Food Standard) ed una anche la certificazione BRC (British Retail Consortium) che verificano e certificano i requisiti di qualità, sicurezza e conformità della normativa sui prodotti alimentari. Tali standard vengono applicati in tutte le fasi di lavorazione del prodotto alimentare successive alla produzione agricola.
ISO 9001: L’avanzato sistema di lavoro della VI.P la ha permesso di ottenere nel 1998, prima in Europa, la certificazione ISO 9001:2000.
ISO 14001: Permette alla VI.P di monitorare gli impatti ambientali delle proprie attività. Questo standard è stato ottenuto per la lavorazione delle mele biologiche.

Bio Val Venosta
I 130 produttori, che seguono la produzione biologica in Val Venosta, hanno raggiunto 19.740 tonnellate (esclusa la merce in transito), che corrisponde al 7% della produzione totale in Val Venosta. Per quanto riguarda le varietà di mele biologiche, qui come per la produzione integrata la Golden Delicious è la più importante, con una produzione del 52%. Seguono (in ordine di importanza nella produzione) Gala, Red Delicious, Pinova, Braeburn, Jonagold, Fuji, Idared e Topaz.
L’alta produttività del settore biologico permette al consorzio di garantire l’estensione del periodo di commercializzazione fino a 12 mesi all’anno anche per le mele a marchio BIO Val Venosta.

Nome Organizzazione: VI.P Coop. Soc. Agricola
Prodotto Tipico promosso: Mele
Il suo prodotto è: IGP (Mela Alto Adige IGP)
Indirizzo: Via Centrale 1/c, 39021 Laces (BZ)
Sito web: www.vip.coop
Recapiti telefonici e fax: tel: 0473-723300, fax: 0473-723400

Limone di Sorrento


Il Consorzio di Tutela Limone di Sorrento I.G.P. è stato costituito nel marzo 2002, in seguito al riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta del Limone di Sorrento ottenuto, nell’anno 2000, ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 2, Regolamento CE n.2081/92.
La zona di produzione del limone di Sorrento comprende gran parte dei territori dei comuni di Vico Equense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento, Massa Lubrense, Capri e Anacapri. In queste aree il limone è coltivato secondo un severo disciplinare, che prevede l’uso di tecniche tradizionali e una drastica limitazione dell’uso di concimi e pesticidi. Inoltre, per garantire che il prodotto risponda ai requisiti del disciplinare di produzione, l’IS.ME.CERT (Istituto Mediterraneo di Certificazione), organismo di controllo designato dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, ai sensi dell’articolo 10 del Regolamento 2081/92, appronta controlli analitici e obiettivi ricorrendo a specifici mezzi e disponendo permanentemente di esperti del settore.
Oggi la superficie coltivata a limoneto è di circa 400 ettari, mentre la produzione totale di limoni è stimata intorno ai 60.000 quintali annui, dei quali approssimativamente 20.000 quintali costituiscono prodotto I.G.P.
Inoltre, la tutela I.G.P. si estende al prodotto trasformato: marmellate, condimenti a base di olio e, elemento importante ai fini del presente procedimento, liquori.

Il Limone di Sorrento IGP ed il Liquore di “limone di Sorrento IGP”
Fin dalla metà del Seicento gli agrumi della Penisola Sorrentina si affermano sui mercati italiani; dalla prima metà dell’Ottocento conquistano anche i mercati nord europei e successivamente quelli nord americani. Il successo commerciale è dovuto all’eccezionale qualità del prodotto, dovuta a caratteristiche particolari, ovvero a una serie di fattori: prima di tutto al microclima dell’area di produzione, cioè della Penisola sorrentina, le cui temperature, venti e tassi di umidità sono stabilizzati dalla presenza del mare (golfo di Napoli); poi alle origini vulcaniche del terreno di impianto delle colture (vicinanza del vulcano Vesuvio e dei Campi Flegrei); poi dalla scelta delle varietà di limone messe a dimora, tra le quali si impone il cosiddetto “femminello ovale comune di Sorrento” (fig. 1); poi al livello eccezionale a cui giunge la tecnica di coltivazione agrumaria in Penisola sorrentina (scasso profondo al momento dell’impianto; coltivazioni interamente protette da serre costruite con elementi naturali, cioè pali di castagno e paglia) (figg. 2 e 3).

Questi elementi contribuiscono a conferire al limone prodotto in Penisola sorrentina e sull’isola di Capri caratteristiche organolettiche uniche; quando le bucce di questi limoni vengono poste in alcool per la preparazione del liquore, esse trasferiscono all’infuso tutte le qualità del frutto.

Il limoncello prodotto dalle aziende consorziate (soci e licenziatari) è ottenuto prelevando lo strato più esterno della buccia dei limoni di Sorrento (flavedo) che, messo in infusione in soluzione alcolica, rilascia gli oli essenziali che conferiscono al liquore l’aroma, il profumo e il sapore caratteristico.
Tutte le Società ricorrenti utilizzano solo “Limone di Sorrento I.G.P.” e “Bucce/Scorze di Limone di Sorrento I.G.P.”, in osservanza delle prescrizioni dettate dal Disciplinare di Produzione della Indicazione Geografica Protetta “Limone di Sorrento”

Dall’etichetta dei prodotti delle Società ricorrenti emergono due aspetti fondamentali che contraddistinguono i relativi prodotti:
- la presenza di un contenuto minimo di limoni all’interno della composizione, espresso attraverso il c.d. “rapporto ponderale minimo garantito” (ossia la percentuale di limoni concretamente impiegata per la realizzazione del prodotto, che non può essere inferiore a 250 g/l);
- la totale assenza – in conformità al disciplinare di produzione del Limone di Sorrento IGP e dei prodotti suoi trasformati - di “aromi naturali” all’interno della composizione degli ingredienti.

Nome Organizzazione: 
Consorzio di Tutela del Limone di Sorrento IGP 
Prodotto Tipico promosso: 
Limone di Sorrento ed i prodotti elaborati / trasformati da esso derivanti 
Il suo prodotto è: 
IGP (Indicazione Geografica Protetta) 
Indirizzo: 
Sede operativa: 80142 NAPOLI – Via G. PICA n. 62 – c/o Coldiretti Napoli 
Sito web: 
Recapiti telefonici e fax: 
081266244 – 081289710


Olio extravergine di Oliva "Brisighella"


La Cooperativa TERRA DI BRISIGHELLA nasce da un’idea di 16 viticoltori nel lontano 1962. Nel 1971 l’azienda si arricchisce del frantoio e realizza la prima molitura.  Attualmente 500 soci conferiscono uva e 300 soci olive, con una produzione di 100.000 ettolitri di vino e 60.000 litri di olio. Vengono molite esclusivamente le olive di nostra produzione, l’olio ottenuto è confezionato e venduto dalla Cooperativa per conto di tutti i soci.
La Cooperativa è sorta per valorizzare la produzione olivicola locale. La zona di produzione è in Italia, in Regione Emilia Romagna, in provincia di Ravenna, nel Comune di Brisighella; prevalente nel versante dell’Appennino Tosco- Romagnolo lungo la Valle del fiume Lamone.
Organismo che raggruppa il 90% dei produttori della zona, costantemente teso al raggiungimento del massimo livello qualitativo ed organolettico dell’olio, già nel 1975 promosse l’iniziativa per offrire una precisa identificazione di tipicità ed origine agli oli extra vergini di oliva. Attribuì una denominazione specifica ai propri prodotti; numerando le bottiglie e garantendone analiticamente la qualità dovuta al particolare patrimonio di aromi e fragranze raggiunti dal tipo di olive di ridotta resa in olio ed, alla sapiente lavorazione con molitura a freddo effettuata nel frantoio aziendale.

L’OLIVO A BRISIGHELLA
“ A BRISIGHELLA LI ULIVI DANNO FRUTTI SEMPRE COSI’ PERFETTI CHE NE STILLA DA ESSI UN OLIO FINISSIMO....”. Lo scriveva Antonio Metelli, storico dell’800, nelle sue cronache. 
Molto prima, nel 1594, Andrea Giovanni Callegari, Vescovo di Bertinoro, riferendosi alla Valle del Lamone, in una lettera inviata a Hieronimo Mercuriali, medico del Granduca di Toscana, affermava che: “L’aria, l’acqua, li vini e l’olio e i frutti sono così buoni e saporiti che non hanno invidia a qualsiasi altra regione”.  Se si retrocede ancora alla ricerca di riferimenti, a testimonianza di quanto sia radicata la coltivazione dell’ulivo nella valle del Lamone, arriviamo addirittura al II secolo d.C. Risale, infatti, a questo periodo il rudimentale frantoio familiare per olive rinvenuto negli scavi di Pieve del Thò.

Dalla storia antica a quella recente. La millenaria coltivazione dell’olivo a Brisighella, sui bei poggi esposti e protetti dai venti freddi fanno di questa zona, posta ai limiti dell’aerare della coltivazione dell’olivo sul versante Adriatico, un unicum estremamente interessante. La varietà predominante coltivata è la “Nostrana di Brisighella”.  Gli oliveti, in predominanza a coltura promiscua, coprono una superficie di circa 300 ettari con 70.000 piante d’olivo.  Le olive si raccolgono al giusto punto di maturazione, la raccolta avviene a mano per brucatura e la consegna al frantoio in piccole cassette avviene giornalmente.
L’estrazione si effettua con il metodo Sinolea (per percolamento), a temperatura controllata.
Dal 1996 l’Unione Europea ha concesso il riconoscimento della DOP (Denominazione di Origine Protetta) all’olio extra vergine di oliva di Brisighella con la denominazione “BRISIGHELLA DOP”.

Nome Organizzazione: TERRA DI BRISIGHELLA ® - C.A.B. S.C. AGRICOLA
Prodotto Tipico promosso: OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA “BRISIGHELLA”
Il suo prodotto è: D.O.P.
Indirizzo: VIA STRADA 2-48013 BRISIGHELLA-RAVENNA
Sito web: www.brisighello.net
Recapiti telefonici e fax: TEL.0546 81103 - FAX 0546 81497