Olio Extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure

L’Olio Extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure rispecchia i colori, i sapori e le tradizioni della terra da cui nasce: la Liguria. Vanta una storia millenaria: furono infatti i monaci benedettini ad introdurre la qualità Taggiasca.

Arancia rossa di Sicilia IGP

L’Arancia rossa di Sicilia IGP è stata definita da autorevoli nutrizionisti e ricercatori in campo medico, farmaceutico e cosmetico, un vero e proprio “elisir di salute.

Riso Nano Vialone Veronese

E' stata dimostrata la storicità della coltivazione risalente al XVI secolo e la tradizione della coltivazione nell’area, specificamente riguardo la rotazione dei terreni (non più di sei anni a riso ed almeno 2 anni di altre colture)

Formaggio Piave DOP

Il formaggio PIAVE nasce in provincia di Belluno, la parte più settentrionale e montuosa del veneto attraversata in tutta la sua lunghezza dallo storico fiume da cui il più importante formaggio tipico bellunese porta il nome.

Alti Formaggi: Taleggio, Provolone, Valpadana

Alti Formaggi testimonia di un’arte che é divenuta uno stile di vita. Alti Formaggi racconta di quattro prodotti meravigliosi che hanno in comune la cultura ed il patrimonio di molte province del nord Italia. Ma soprattutto l’appartenenza ad un paesaggio amato e rispettato.

martedì 15 novembre 2011

Olio Extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure


L’Olio Extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure rispecchia i colori, i sapori e le tradizioni della terra da cui nasce: la Liguria. Vanta una storia millenaria: furono infatti i monaci benedettini ad introdurre la qualità Taggiasca e ad insegnare la tecnica dei terrazzamenti che oggi rendono inconfondibile il paesaggio ligure.

Questo Extra Vergine viene ricavato solo dalle migliori olive liguri e si presenta nelle sue tre diverse varianti geografiche: “Riviera dei Fiori”, per la provincia di Imperia, con oli morbidi e suadenti, ricavati quasi esclusivamente da olive Taggiasche; “Riviera del Ponente Savonese”, con oli dal delicato profumo fruttato, mandorlati e dal gusto vegetale, ottenuti prevalentemente da olive Taggiasche; “Riviera di Levante”, per le province di Genova e La Spezia, con oli da olive Lavagnina, Razzola, Rossese, Lantesca, Olivastrone, decisamente più fruttati e sapidi, con una leggera sensazione di piccante.

La qualità che accomuna queste tre DOP consiste nel fatto che sono oli morbidi e delicati che esaltano il gusto dei cibi che accompagnano, senza alterarne il sapore.

Con il marchio europeo DOP si intende che tutte le fasi di produzione, dalla raccolta alla produzione, fino all’imbottigliamento, avvengono in Liguria.

Il Consorzio per la Tutela dell’Olio extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure si occupa di controllare, assaggiare, certificare e garantire la qualità di questo olio che non può essere considerato come un semplice condimento, ma come un protagonista indiscusso della tavola.

Nome Organizzazione: Consorzio per la tutela dell’olio extravergine di oliva DOP Riviera Ligure
Prodotto Tipico promosso: Olio extravergine di oliva DOP Riviera Ligure
Il suo prodotto è: DOP
Indirizzo: c/o CCIAA – Via T. Schiva 29 – 18100 Imperia
Sito web: www.oliorivieraligure.it
Recapiti telefonici e fax: tel. 0183 767924 – fax. 0183 769039

sabato 12 novembre 2011

Cos'è la tipicità? La ricerca continua...

Grazie a tutti i consumatori che hanno compilato il questionario e ai consorzi di tutela che hanno sostenuto il nostro progetto raccontandoci cos'è per loro la tipicità.

La ricerca continua con un questionario rivolto direttamente ai produttori per comprendere il loro punto di vista in merito.

Ricordiamo a coloro, produttori o consumatori, che non abbiano ancora compilato il relativo questionario, che è possibile accedervi cliccando nei banner laterali.

sabato 8 ottobre 2011

Formaggio di Fossa di Sogliano DOP


Il processo produttivo del “Formaggio di Fossa di Sogliano”DOP, presenta caratteristiche del tutto uniche perché indissolubilmente correlate allo specifico ambiente geologico e climatico, nonché alla tradizione propriamente locale, leale e costante nel corso dei secoli, di cui sono abili detentori solo gli infossatori del luogo che si sono tramandati conoscenza e “sensibilità” di generazione in generazione.
L’area di produzione si sviluppa lungo il crinale pedecollinare e collinare della dorsale appenninica tra Romagna e Marche. La tradizione di infossare nacque durante il Medioevo, diventando ben presto parte integrante della civiltà contadina del territorio compreso tra le valli del Rubicone e del Marecchia, fino al fiume Esino, a cavallo della Romagna e delle Marche. L’uso di infossare era naturalmente legato alle necessità di conservazione del prodotto, nonché al desiderio di proteggerlo dalle razzie delle tribù ed eserciti che, nel corso dei secoli, cercarono di occupare il territorio. Le Fosse venivano scavate artificialmente nella roccia viva di arenaria e lasciate grezze. Tale operazione divenne poi così frequente da essere soggetta a precise norme legislative. Le prime documentazioni riguardanti le fosse e le tecniche di infossatura, risalgono al XIV secolo e appartengono agli archivi della famiglia Malatesta, proprietaria del territorio. A partire dal 1350 la Signoria dei Malatesta istituì la Compagnia dell’Abbondanza dentro la cinta muraria, nei castrum, e nelle tumbae, case coloniche sparse sul territorio. Le fosse erano usate per custodire, celare, preservare cereali, generi alimentari di varia natura e per stagionare il formaggio, in caso di assedio, epidemia, carestia e per sottrarlo alle durissime clausole dei contratti che regolavano le colonìe. Nel corso dei secoli l’usanza si è mantenuta costante e leale, secondo le regole stabilite dai codici malatestiani.
In base alla tradizione, le fosse scavate manualmente in roccia di arenaria, hanno un’ unica apertura di accesso superiore, di forma tronco-conica con una profondità ed una larghezza massima di circa tre metri. Le nostre 8 fosse sono state recuperate all’interno di due fabbricati del centro storico di Sogliano al Rubicone. Le pareti irregolarmente levigate, la presenza sul fondo di un pozzetto per la raccolta di grassi, l’arenaria con tracce di grassi assorbiti e affumicata dalle sanificazioni con fuoco e fumo sono i segni delle fosse storiche.

Il “Formaggio di Fossa di Sogliano”DOP si presenta con la parte esterna dal colore bianco avorio al giallo ambrato. Ha una forma irregolare, caratterizzata da arrotondamenti e depressioni. La superficie è umida e grassa, in alcuni casi può essere ricoperta di grasso condensato e muffe facilmente asportabili con una leggera raschiatura. La presenza di piccole screpolature ed eventuali macchie giallo ocra, più o meno intense, sulla superficie, rientra nelle caratteristiche del prodotto. La buccia è assente o appena accennata. La pasta interna è semi-dura, facilmente friabile, di colore bianco ambrato o leggermente paglierino. L'odore è caratteristico e persistente, a volte intenso, ricco di aromi che ricordano il sottobosco con sentori di muffa e di tartufo.
Il sapore varia in base alla composizione del formaggio stagionato, secondo le seguenti caratteristiche: il pecorino presenta un gusto aromatico e un sapore fragrante, intenso e gradevole, leggermente piccante, in modo più o meno accentuato; il vaccino è fine e delicato, moderatamente salato e leggermente acidulo, con una punta di amaro; il misto presenta un sapore gradevole ed equilibrato tra il saporito e l'amabile con sentori amarognoli.

Il “Formaggio di Fossa di Sogliano”DOP, non presentando netta distinzione tra pasta e crosta, viene consumato nella sua totalità senza togliere la parte esterna della crosta. 

Il formaggio per essere idoneo alla stagionatura in fossa deve avere almeno 60 giorni di stagionatura, essere pulito e privo di muffa, rinchiuso in sacchi di tela non colorata legati con spago naturale. Ogni sacco deve essere contraddistinto con il codice dell’infossatore e con il numero di identificazione del lotto (in passato sui sacchi veniva annotato il nome del proprietario e il peso espresso in libbre romagnole).
Prima di accogliere il formaggio le fosse vanno adeguatamente preparate secondo una rigorosa e affascinante metodologia con canne, paglia e legno. La fossa viene riempita accatastando i sacchi di formaggio fino all’imboccatura e la bocca viene coperta con teli non colorati e/o paglia, atti ad evitare la traspirazione. Infine, la fossa viene chiusa tramite un coperchio di legno sigillato con del gesso. La stagionatura, mediante un processo anaerobico dura circa tre mesi.
L’apertura della fossa inizia con lo scalpello e la mazzetta, la bocca viene liberata dalla copertura rimuovendo il coperchio di legno. Questo divino nuovo formaggio, il “Formaggio di Fossa di Sogliano” è pronto per essere consumato.


Nome Organizzazione:Tèra s.a.s.
Prodotto Tipico promosso:FORMAGGIO DI FOSSA DI SOGLIANO
Il suo prodotto è:DOP
Indirizzo:Via XX Settembre, 14,Sogliano al Rubicone, Forlì-Cesena
Sito web:www.ilformaggiodifossa.com
Recapiti telefonici e fax:Tel e fax 0541948601,cell.3287132121

venerdì 23 settembre 2011

Salame Cremona IGP


Il “Consorzio Salame Cremona” nasce nel 1995, su iniziativa di un gruppo di imprenditori che hanno inteso costituire un organismo in grado di identificare, salvaguardare e proporre al mercato un prodotto tipico dell'area lombarda.

Il Consorzio ha il patrocinio della Camera di Commercio, della Provincia di Cremona e del Comune di Cremona, per ribadire lo stretto, indissolubile ed ontologico legame del Consorzio con la terra di Cremona, oltre che, sussidiariamente, con la Lombardia e con l’intera Val Padana.

A dare ulteriore conferma dello stretto legame con il territorio all’interno del logo del Consorzio è stato ripreso uno dei simboli della nostra città: Il Torrazzo, che abbinato alla dicitura IGP fornisce ai consumatori un garanzia in più.

IL PRODOTTO
Il Salame Cremona IGP è frutto della lavorazione di carne suina selezionata, ottenuta da suini pesanti, aromatizzata con sale, aglio pestato e insaccata in budello naturale. Il salame risulta così aromatizzato, speziato e profumato al palato e di un colore rosso intenso che sfuma gradatamente nel bianco delle parti adipose. Il prodotto si presenta in forma cilindrica con leggeri tratti irregolari. Le fette risultano compatte ed omogenee. Il salame è stagionato in base alla pezzatura da un minimo di 5 settimane per la pezzatura più piccola a oltre 4 mesi per le pezzature grandi, conservando sempre morbidezza e pastosità. Il risultato finale è un prodotto eccellente in linea con la tradizione, ma in grado di soddisfare anche le esigenze della grande distribuzione moderna pre-affettato e confezionato in vaschette.

IL MARCHIO IGP
Il Salame Cremona ha ottenuto il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta il 23 novembre 2007 (Reg. CE n. 1362 del 23.11.2007, pubblicato sulla GUCE L. 305 del 23.11.2007). Il riconoscimento comunitario costituisce una valida garanzia per il consumatore che, acquistando prodotti IGP è consapevole di scegliere alimenti di qualità rispondenti a determinati requisiti e prodotti nel rispetto di precisi disciplinari. Il suddetto marchio tutela anche i produttori dal problema della contraffazione.

LA ZONA DI PRODUZIONE
La zona di produzione del Salame Cremona IGP comprende i territori delle seguenti regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte.

CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO E PECULIARITÀ DISTINTIVE

Il Salame Cremona IGP presenta le seguenti caratteristiche:

Fisico morfologiche
Peso a fine stagionatura non inferiore a 500 gr
Diametro al momento della preparazione non inferiore a 65 mm
Lunghezza al momento della preparazione non inferiore a 150 mm

Chimiche e Chimico-Fisiche
Proteine totali: min. 20.0%
Rapporto collagene / proteine: max 0.10
Rapporto acqua / proteine: max 2.00
Rapporto grasso / proteine: max 2.00
Ph: maggiore o uguale a 5.20 

Organolettiche
Aspetto esterno: forma cilindrica a tratti irregolare
Consistenza: il prodotto deve essere compatto e di consistenza morbida
Aspetto al taglio: la fetta si presenta compatta ed omogenea, caratterizzandosi per la tipica coesione delle frazioni muscolari e adipose, tale da non consentire una netta evidenziazione dei contorni (aspetto “smelmato”). Non sono presenti frazioni aponeurotiche evidenti
Colore: rosso intenso
Odore: profumo tipico e speziato

CARATTERISTICHE DEL DISCIPLINARE DI PRODUZIONE
L’indicazione geografica protetta del Salame Cremona è riservata a quel prodotto che rispetta tutti i requisiti previsti dal disciplinare di produzione approvato definitivamente dall’UE il 23/11/2007. Il Salame Cremona deriva da materia prima appartenente a suini relativi al circuito del Gran Suino Padano DOP con caratteristiche ben definite (peso, età, alimentazione, tecniche di allevamento).
La carne suina da destinare all’impasto è quella ottenuta dalla muscolatura appartenente alla carcassa e dalle frazioni muscolari striate e adipose. A tale impasto verranno aggiunti: sale, spezie, pepe in grani o pezzi grossolani, aglio pestato e spalmato nell’impasto.
Possono essere impiegati anche: vino bianco o rosso fermo, zucchero e/o destrosio e/o fruttosio e/o lattosio, colture di avviamento alla fermentazione, nitrato di sodio e/o potassio, nitrito di sodio e/o potassio, acido ascorbico e suo sale sodico. Non possono essere impiegate corni separate meccanicamente. L’insacco in budello naturale di suino, bovino, equino o di ovino conclude la preparazione.

Nome Organizzazione:Consorzio di Tutela Salame Cremona IGP
Prodotto Tipico promosso:Salame Cremona IGP
Il suo prodotto è:IGP
Indirizzo:Via Lanaioli, 1 – 26100 Cremona
Sito web:www.salamecremona.it
Recapiti telefonici e fax:+39 0372 803791

Strada del Vino dei Colli di Candia e di Lunigiana


La Strada del Vino dei Colli di Candia e di Lunigiana è un'associazione nata con lo scopo di valorizzare e tutelare la produzione vitivinicola, e in seguito enogastronomica, dei Comuni della Provincia di Massa Carrara e di promuovere la storia che ha dato i natali ai suoi vini e alla sua cucina, ponendosi come punto di riferimento non soltanto verso i propri associati ma altresì verso tutti gli operatori del settore turistico-enogastronomico e tutti gli coloro che desiderino scoprire un territorio la cui cucina tipica e i prodotti in essa impiegati sono parte integrante della sua storia.
La Strada del Vino dei Colli di Candia e Lunigiana è operativa 365 giorni l'anno attraverso svariate tipologie di iniziative e attività, dalla partecipazione diretta a fiere e workshop turistici ed enogastronomici all'organizzazione di manifestazioni sul territorio e all'estero, spesso in collaborazione con altri enti e associazioni di promozione turistica.

L'associazione raggruppa oggi circa centocinquanta soci divisi tra: aziende vitivinicole, aziende agricole, agriturismi, alberghi, ristoranti, B&B, enoteche, imprese artigiane, istituti termali, consorzi turistici e perfino una scuola professionale. A questi si devono aggiungere: Provincia di Massa Carrara, Comunità Montana della Lunigiana, 9 Comuni (Pontremoli, Aulla, Fivizzano, Bagnone, Villafranca, Fosdinovo, Carrara, Massa e Montignoso), Camera di Commercio di Massa Carrara, Federazione Provinciale di Coltivatori Diretti, Confederazione Italiana Agricoltori e Unione Provinciale Agricoltori.

Nella sua complessa eterogeneità, la Strada del Vino dei Colli di Candia e di Lunigiana propone un ampio ventaglio di itinerari possibili attraverso le aziende vitivinicole, agrituristiche e ricettive associate, che fungono da punto di ristoro per il turista che si trovi a visitare la costa apuana o le Alpi Apuane alla scoperta della storia dei suoi marmi o dei maestosi Castelli della Lunigiana.

I prodotti “capofila” tutelati e valorizzati dalla nostra associazione sono, naturalmente, i vini. Alta è, infatti, la vocazione vitivinicola della Provincia, con il prezioso apporto della verde e rigogliosa Lunigiana. Nei Comuni di Carrara, Massa e Montignoso sono prodotti i vini della D.O.C. del Candia dei Colli Apuani; nella media e alta Val di Magra i vini hanno ottenuto il riconoscimento I.G.T, mentre tutto il territorio provinciale rientra nell’area I.G.T. Toscana. Da non dimenticare la produzione D.O.C. dei Colli di Luni, che alle produzioni delle colline liguri del sarzanese aggrega i vigneti di Fosdinovo, Aulla e Podenzana. Elemento chiave che suggella l’unicità dei nostri vini è la coltivazione della vite a terrazzo, caratteristica peculiare del paesaggio delle colline del Candia e della Lunigiana. Nel nostro territorio, infatti, i vitigni nascono e vengono coltivati su terrazze con forti pendenze; aspetto non trascurabile visti la grande fatica e il sacrificio che ciò comporta per i viticoltori, costretti a effettuare una viticoltura completamente manuale, ma che proprio per l’elevata difficoltà rende ancora più fieri dei risultati ottenuti (si parla non a caso di “viticoltura eroica”).

Com’è facile evincere, l’itinerario turistico-enologico di questa strada del vino attraversa una vasta gamma di paesaggi con scenari che si affacciano sul mare, guardano alle vette di marmo della Apuane fino a stemperare in dolci colline. Risalendo dalle colline del Candia verso Fosdinovo, nella verde Lunigiana, per scendere poi a Ceserano, San Terenzo Monti; Fivizzano, Aulla e risalire su, verso Pontremoli, non si può non notare (oltre ai numerosi borghi medievali e castelli che testimoniano i tanti, piccoli feudi malaspiniani in cui si frammentò la Val di Magra) la particolare ricchezza di vegetazione di ciascun versante: se, infatti, i coltivi cedono talvolta il passo ai vigneti, altre volte sono i vigneti a lambire antichi castagneti. Perfino le condizioni climatiche variano frequentemente, passando da un crinale all’altro, tanto che si può parlare di una terra con vari microclimi. E’ proprio per questo, probabilmente, che il territorio riserva una sorprendente varietà di vitigni, di cui alcuni autoctoni ed altri importati, ma felicmente adattatisi alle caratteristiche del luogo. Pollera, albarola, lanaiolo, sangiovese, ciliegiolo, fermentino, malvasia, durella, merlot, sono i vitigni più diffusi.

In aggiunta al patrimonio vinicolo, la ricchezza varietà del territorio si riflette anche nella diversità delle antiche tradizioni culinarie che si sono mantenute vive fino ad oggi, e che, sia pur in un’epoca dominata dalla globalizzazione e dall’abuso di cibi industriali, continuano ad avvalersi dei prodotti più sani e genuini. Dalla Lunigiana, terra che è sinonimo di natura incontaminata, giungono infatti prodotti la cui caratteristica principale sono il legame con la tradizione contadina, il duro lavoro dei campi e la benevolenza dei boschi. I funghi, le castagne, le erbe naturali ne sono solo un esempio. I porcini "boletus", presenti nelle alte valli del Magra, vengono serviti dai ristoranti locali fritti, ripieni, oppure usati per sughi o sott'olio; dalle castagne si estrae la farina, più economica della farina di frumento, e quindi più usata anticamente per piatti (ancora attualissimi) come le lasagne bastarde, la pattona, gli gnocchi mesci; le erbe per la preparazione delle squisite torta d'erbi, sottile sfoglia di pasta che racchiude un morbido impasto di erbi locali.

Il filo conduttore della semplicità che diventa arte si dimostra con i testaroli, pasta azzima preparata con acqua, sale e farina di frumento, ottima bollita e consumata con pesto gentile o seplice olio extra-vergine d’oliva e parmigiano grattugiato; i panigacci di Podenzana e le focaccette di Aulla. Dall'allevamento invece, si producono sapientemente gustosi salumi come spalla cotta, filetto, salame, e sapidi formaggi di pecora e di capra, le caciotte della Lunigiana, senza dimenticare l'agnello di zeri. Nella Lunigiana orientale poi, si distinguono soprattutto i pani, la Marocca di Casola (è Presidio Slow Food, è a base di farina di castagne e ottima da consumarsi con formaggi e salumi o con miele e sfiziose confetture di frutta), il pane di Po, Agnino, Signano, Vinca e Regnano, fatti con l’acqua pura delle montagne e ancora oggi cotti nel forno a legna, che creano un vero e proprio itinerario del gusto. La terra completa la sua opera con il fagiolo di Bigliolo, la cipolla di treschietto, le varietà delle mele rotella, l'olio e il miele D.O.P di acacia e di castagno.

Sul fronte massese e carrarese troviamo poi squisite varietà di formaggi tipici, dal caprino al pecorino delle Apuane fino alla ricotta massese, ricavata da un processo di lavorazione tradizionale che va dalla bollitura del siero di latte rimanente dopo la separazione della cagliata, alla sgocciolatura e al confezionamento con foglie di faggio.

Fra i salumi apuani: il biroldo, la fasciata o pancetta arrotolata, la mocetta carrarina, la mortadella delle Apuane, la pancetta apuana, la salsiccia di Montignoso e il prelibato lardo di Colonnata I.G.P., frutto di antica tradizione e secolare esperienza, considerato fino ad epoca recente il “companatico” povero dei cavatori e oggi ricercata prelibatezza sulle tavole internazionali più raffinate. Lo si può consumare tagliato fine con crostini di pane caldo o anche come base di cottura per insaporire pesce o carne.

Nell’ambito dei pani l’area apuana annovera diverse specialità, fra cui: la focaccia di nonno Pilade di Fossola , le “manine” di Carrara, la Marocca di Carrara (prodotto con farina di mais, farina di frumento, uva passa, pinoli, anice, zucchero, olio e lievito di birra) , il pane alle erbe, il pane marocco di Montignoso (a base di olive, spezie e farina di mais) e la farina di castagne di Antona.

Anche la tradizione dolciaria locale è ricca di prelibatezze: il ciorchiello (gustosa ciambella preparata all’antica maniera con farina, lievito di birra, uova, zucchero, burro, uva sultanina, semi di anice, pinoli e sale – tipica delle frazione montana di Casette), l’energetica Torta Cybea (a base di castagne, marroni glassati, miele, zucchero, scorza di arancia candita, uva passa, farina di frumento, sale e spezie) e la sfiziosa torta di riso, dolce al cucchiaio dalla consistenza vellutata preparato con uova, riso, latte e liquore.

I ristoranti della costa offrono, infine, un vasta scelta di piatti di mare a base di pesce fresco, mentre quelli dell’entroterra propongono i piatti tipici della tradizione come i sopracitati testaroli della Lunigiana, le torte d’erbi, i taglierini nei fagioli, il baccalà marinato e la torta di riso dolce, il tutto accompagnato dai pregiati vini della zona che esprimono ed esaltano tutta la ricchezza del territorio.



Nome Organizzazione:


Associazione Strada del Vino dei Colli di Candia e di Lunigiana
Prodotto Tipico promosso: Vini: Candia dei Colli Apuani D.O.C., Colli di Luni D.O.C., I.G.T. Val di Magra e I.G.T .Toscana. Lardo di Colonnata .IG.P, Marocca di Casola, Miele D.O.P. della Lunigiana, pane marocco, pane di Agnino, pane di Po, pane di Vinca, pane di Regnano; varietà di salumi, formaggi caprini e di pecora, testaroli, panigacci, dolci, elisir di china, cioccolato….
Il suo prodotto è:DOP, IGP, DOC, IGT
Indirizzo:Sede legale dell’associazione c/o Provincia di Massa-Carrara (MS), Settore Agricoltura e Foreste
Sito web:www.stradadelvinoms.it
Recapiti telefonici e fax:Tel: 338.8853067; fax: 0585. 869016


martedì 20 settembre 2011

Arancia rossa di Sicilia IGP


L’Arancia rossa di Sicilia IGP è stata definita da autorevoli nutrizionisti e ricercatori in campo medico, farmaceutico e cosmetico, un vero e proprio “elisir di salute. L’IGP è un marchio di qualità che viene attribuito a prodotti la cui origine avviene in un’area geografica determinata e per la produzione dei quali bisogna attenersi alle rigide regole del disciplinare di produzione, il cui rispetto è garantito da un organismo di controllo.
Ciò che differenzia l'arancia rossa di Sicilia IGP da quelle coltivate altrove, è l'influenza del fattore climatico e delle forti escursioni termiche che interessano la sua zona di produzione, ovvero il territorio prospiciente il vulcano Etna (province di Catania, Siracusa e in parte Enna) nel periodo della sua maturazione, tra ottobre e dicembre. Queste varietà di arance, infatti, coltivate in ambiente non idoneo, sviluppano poco colore o addirittura non ne sviluppano affatto.
Il periodo di raccolta dell’Arancia Rossa di Sicilia va dai primi di dicembre a metà maggio. E’ possibile distinguere 3 varietà di Arancia Rossa: Moro, Tarocco e Sanguinello, caratterizzate dal cosiddetto “collare” o muso più o meno prominente, dal colore arancio con sfumature rosse della buccia , dalla pigmentazione sanguigna brillante della polpa succosa e dalle sue eccellenti proprietà sensoriali quali l’aroma intenso e delicato e il gusto dolce acidulo.
Negli ultimi 20 anni, importanti pubblicazioni scientifiche, nazionali e internazionali, hanno attestato proprietà uniche, e in molti casi esclusive, dell’Arancia Rossa di Sicilia rispetto alle altre arance più diffuse nel mercato e che la rendono uno dei maggiori alleati nella prevenzione di diverse patologie che affliggono l’uomo moderno, derivanti da stili di vita non salutari, da eccessiva attività sportiva o da esposizione ad inquinanti per cause professionali.
In primo luogo, è l’unica a contenere in un solo frutto il doppio del fabbisogno giornaliero di vitamina C, vitamina riconosciuta da secoli come fondamentale per la prevenzione e la cura di innumerevoli patologie e fonte irrinunciabile di energia. La vitamina C favorisce lo sviluppo delle ossa, diminuisce il rischio di gotta, rafforza le difese del sistema immunitario aiutando a combattere le forme influenzali, protegge il sistema cardiovascolare e previene la gastrite e l’ulcera. In più allunga la vita! Una ricerca svolta dall’Università della California ha dimostrato infatti che consumare quotidianamente elevate dosi di vitamina C può prolungare significativamente l'aspettativa di vita e l’arancia rossa ne contiene il 40% in più rispetto agli altri agrumi. Inoltre, proprio per le particolari condizioni ambientali in cui maturano, solo le arance pigmentate contengono gli antociani, pigmenti naturali dall’elevato potere antiossidante, del tutto assenti nelle bionde e che conferiscono alla polpa il tipico ed invitante colore rosso. Ma fanno molto di più: combattono i radicali liberi responsabili dell'accelerazione dei processi di invecchiamento, proteggono i capillari sanguigni e la mucosa gastrica e, insieme alla vitamina C, hanno dimostrato un effetto protettivo nella prevenzione di alcuni tipi di tumore.
Le arance rosse non sono solo un valido aiuto per la salute, sono anche l’ideale per chi vuole stare in forma senza sottoporsi a troppi sacrifici, grazie alla buona dose di fibre che contengono e soprattutto alle sue efficacissime proprietà anti-obesità. Ebbene sì, l’arancia rossa, oltre a fare bene, fa anche dimagrire!
E’ stato infatti scoperto che le arance rosse, per l’azione sinergica delle sue molteplici componenti, inibiscono l’aumento di peso corporeo e l’accumulo di grasso.
La rivoluzionaria scoperta è avvenuta presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, grazie ad uno studio effettuato dal pool coordinato dal Dr. Marco Giorgio di cui hanno fatto parte il dott. Paolo Rapisarda del Centro di Ricerca per l’Agrumicoltura di Acireale (Cra) e la dott.ssa Lucilla Titta dell’ Istituto Europeo di Oncologia (Ieo). Lo studio, pubblicato nel dicembre 2009 nell’importante rivista scientifica internazionale “Journal of Obesity” , ha sperimentato l’effetto del consumo del succo di arancia rossa sull’obesità. In particolare, ha preso in esame la varietà Moro di arancia rossa, caratterizzata da un alto contenuto in antocianine, per testare la sua specifica attività inibitoria dell’accumulo di trigliceridi nelle cellule adipose. I risultati rivelano che somministrando il succo a ratti ipernutriti questi sperimentano una significativa riduzione del peso e della produzione di trigliceridi.


Nome Organizzazione: CONSORZIO DI TUTELA ARANCIA ROSSA DI SICILIA IGP
Prodotto Tipico promosso: ARANCIA ROSSA DI SICILIA
Il suo prodotto è: IGP
Indirizzo: VIA S. G. la Rena 30 b
Sito web: www.tutelaaranciarossa.it
Recapiti telefonici e fax: 0957232990 – 3488520467


Aceto Balsamico di Modena IGP

Aceto Balsamico è da sempre sinonimo di cultura e storia di Modena.
Una esistenza legata alle particolari caratteristiche pedoclimatiche del territorio, ai saperi, alle conoscenze e alle competenze del fattore umano che hanno dato vita a un prodotto esclusivo. Le origini di questo prodotto così particolare vanno ricercate nelle tradizioni degli antichi Romani, anche se il termine “Balsamico” ha una etimologia “relativamente giovane” riconducibile a registri degli inventari ducali della Reggia Estense nel 1747, dove si parlava di un utilizzo terapeutico di questo prodotto.
I primi cenni di esistenza di un aceto ottenuto dal mosto (anziché dal vino) si riscontrano quindi in epoca romana (intorno all’anno zero) con gli autori Virgilio e Columella, il primo dei quali constatò l’attitudine del mosto concentrato (detto sapum) ad acetificare (‘solet acescere’) nell’area di sua provenienza, vale a dire le zone padane corrispondenti pressoché alle odierne province di Mantova, Modena e Reggio Emilia; e il secondo ne registrò le possibilità di utilizzo come condimento alimentare.
Nel Medioevo se ne trovano ulteriori tracce storiche, e in particolare in relazione alla storia raccontata dal frate Donizone nel suo ‘Vita Mathildis’, ove narra della trasferta in Italia di Enrico III nel 1046, con l’aneddoto della richiesta di ‘aceto che Voi fate specialissimo’ fatta dall’imperatore al reggente di Canossa, Bonifacio. Ma la storia recente dell'Aceto Balsamico di Modena inizia nel 1839 quando lo studioso Giorgio Gallesio in visita dal Conte Salimbeni di Nonantola rimase colpito dall'acetaia del nobile amico e qui si mise a studiarne per giorni le tecniche di produzione; i suoi appunti manoscritti costituiscono il più antico “disciplinare di produzione” dell’Aceto a Modena. Il debutto “in società” dell'Aceto Balsamico avviene a fine '800, quando fa la sua prima apparizione nelle più importanti manifestazioni espositive andando a suscitare l'interesse e la curiosità di un pubblico sempre più vasto sia a livello nazionale che internazionale.
Al fine di proteggere il prodotto, che nel frattempo si è affermato su scala mondiale, e di promuoverne lo sviluppo, nel 1993 nasce il Consorzio Aceto Balsamico di Modena su iniziativa di una decina di aziende produttrici del tipico aceto modenese. Da allora, il Consorzio ha saputo distinguersi come il principale attore nella tutela della denominazione, aggregando così numerose altre aziende del settore. Nel 1994 ha presentato la domanda di registrazione della denominazione ‘Aceto Balsamico di Modena’ come Indicazione Geografica Protetta (IGP), una procedura conclusasi solo nel luglio 2009.

Nome Organizzazione:Consorzio Aceto Balsamico di Modena
Prodotto Tipico promosso:Aceto Balsamico di Modena
Il suo prodotto è:IGP
Indirizzo:Viale Virgilio, 55 – 41123 Modena MO
Sito web:www.consorziobalsamico.it
Recapiti telefonici e fax:Tel. 059 208621 – Fax 059 208623